domenica 19 aprile 2020

Quanto Heidegger deve a Goethe

Goethe ricorre in “Essere e tempo” solo in nota, al § 42, “Conferma dell’interpretazione esistenziale dell’esserci come cura”. La dove Heidegger fa riferimento al “reperto pre-ontologico per l’interpretazione esistenziale dell’esserci in quanto cura”, in cui si è imbattuto leggendo un saggio di Konrad Burdach, “Faust und die Sorge”, Faust e la cura. Sul fatto che Goethe prese da una poesia di Herder, “Das Kind der Sorge”, la favola di Cura come è narrata da Igino, “Favole”, la n. 220, e la rielaborò per la seconda parte del “Faust”.
Ancora molti anni dopo, nel 1949, scrivendo a Jaspers il 12 agosto, Heidegger si dirà digiuno di Goethe: “Devo riconoscere che mi manca ancora un rapporto adeguato con Goethe. Una vera mancanza, una delle tante”. Dye dimostra una conoscenza non casuale di Goethe già nel giovane Heidegger. E poi nell’opera: “Il tema della «Cura» o «Sorge» è così ampio in Goethe come è fondamentale in Heidegger”. C’è una “illuminante coincidenza nel vocabolario di Goethe e di Heidegger su questo tema”. Con riflessi “su altri temi e concetti ai quali i due attribuiscono  significato speciale”: sich ereignen, Augenblick, “ent-fernen (con e senza trattino), ent-sagen (anche questo con e senza trattino)”. Ma specialmente su Dasein, “cui Heidegger arrivò solo dopo avere sperimentato prima altre designazione della fatticità, quali «ein Solches-Jetzt-Hier»”.
Nel semestre estivo del 1921, quindi due anni prima del saggio di Burdach e sei prima della pubblicazione di “Tempo e Essere”, Heidegger teneva lezione sulla “cura” negli scritti di sant’Agostino, che in tedesco non denominava ancora Sorge ma Bekümmerung, preoccupazione: “Diventa Sorge nelle lezioni del semestre invernale 18921-22, e diventa fondamentale in «Essere e tempo», forse sotto l’influenza della riflessione sulla favola di Igino e sul suo rifacimento in Goethe”.
Ellis Dye, Sorge in Heidegger and in Goethe’s Faust, “Goethe Yearbook”,vol, 16, 1 gennaio 2009

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