Congettura – “Una volta
avviato, il gioco delle congetture non ha più fine” - Claude Lévi-Strauss,
“Tristi tropici”, § “La ricerca del potere”.
Conoscenza – È creazione.
A ciò che vede o sente per la prima volta la prima reazione umana sarà stata di
stupore. Poi, in qualche modo, in tentativi più o meno articolati e distintivi,
di denominazione. Che però non è mai definitiva o fissa: è variabile.
Tutta
la filosofia di Heidegger si può dire questo: creare (scovare) concetti e
denominarli.
La
conoscenza è metamorfica, la verità lo è. L’unità. L’unità del mondo.
Si
può dire la conoscenza una creazione limitata. Oppure, nell’altro verso, sempre
nuova, aggiornata.
È
nel linguaggio una conoscenza condivisa: forme e cose si ripetono in tutte le
lingue, con la sola differenza dell’articolazione semantica. Sia le forme viventi
che le inanimate. Ci può essere un
oggetto curioso, per concezione, per impiego, come un animale a noi sconosciuto,
ma niente che non si possa ricondurre al linguaggio comune. Siamo radicati in
queste forme anche nell’invenzione del fantastico.
Denaro – È diabolico
nella tradizione tedesca, dai primi “Faust” al dottor Schacht, “Magia del
denaro”, che pure ne fu domatore. Anche la parola in tedesco allude. Schein, la banconota, è anche ombra,
parvenza. Geld, denaro, è più
pratico. È in origine valore, riconoscimento, introito.
Democrazia – Una fatica
(lavoro) di Sisifo? Goethe così la spiega, scrivendo al geologo Carl Cesar von
Leonhard il 12 ottobre 1807: “Certo si disputerebbe assai meno sugli oggetti
della conoscenza, sulla loro deduzione e spiegazione, se ognuno, di fronte a
tutte le cose, conoscesse se stesso e sapesse a quale partito appartenga, che
cosa sia più adeguato per il modo di pensare della sua natura… In tutte le
discussioni, alla fine, non si arriva più in là del fatto che due modi della
rappresentazione contrapposti e inconciliabili vengono chiaramente ad
esprimersi”.
Dio - È perno-pilastro
riflessivo – c’è del divino in noi: “Se non fosse in noi la forza propria di Dio,\
il divino come ci potrebbe estasiare?”, Goethe, “Xenie miti”.
Metodo – Nella ricerca
(scienza) è uno solo? Lévi-Strauss, “Tristi tropici”, § “Come si diventa
etnografo”, lo rileva di Freud e di Marx - di cui attesta nel 1955 che leggeva
sempre qualcosa del “18 Brumaio” o della
“Critica del’economia politica” prima di provarsi a “sbrogliare un problema di
etnografia o di sociologia”. I loro metodi di ricerca non potendo non assimilare
a quello della geologia. In tre fasi: “Comprendere significa ridurre un tipo di
realtà ad un’altra; la realtà vera non è mai la più manifesta; la natura del vero
traspare già nella cura che mette a nascondersi”.
Lager
–
Uccideva le coscienze, prima dei corpi. Che per questo sopravvivevano? Nei
campi di sterminio come nei lager politici.
Nel 1946, vent’anni prima di
Adorno, in chiusura di “Autunno tedesco” Stig Dagerman mette in scena “una
donna che vuole scrivere”, una donna tedesca, che vorrebbe scrivere delle
sofferenze del marito in campo di concentramento. Ma si urta al silenzio di
lui, ritornato dopo lunga prigionia. Dagerman si spiega l’ostinato silenzio così
: “La sofferenza, una volta sofferta, non deve più esistere. Questa sofferenza
era sporca disgustosa, bassa e meschina, e per questo non si deve né parlarne
né scriverne. La distanza è troppo grande tra la poesia e la più grande delle
sofferenze; solo quando diventerà un ricordo purificato i tempo saranno
maturi”.
Un “ricordo purificato”. L’esperienza dei lager è unica per il contagio morale, di
kapò, kommando, spie, ladri. Lo sterminio è quasi un’operazione di guerra. Come
lo sterminio dei kulaki, degli armeni. “Auschwitz”, il sistema dei lager, si distingue per la corruzione delle
vittime. Tentata, ripetuta, sistematica, riuscita anche: la sopravvivenza non è
innocente.
NN - Nomen nescio: l’indicazione della
paternità, obbligatoria per molti documenti fino alla riforma del diritto di
famiglia nel 1975, a opera del primo centro-sinistra, si fermava a questa sigla
nel caso che il padre non si fosse dichiarato alla nascita o non avesse provveduto
successivamente al riconoscimento: figlio-a di NN.
NN è anche Nacht und Nebel, la sigla del programma di annientamento degli
ebrei nella seconda guerra mondiale – e quindi NN-Aktion, NN-Trasnsport, NN-Häftling, detenuto. NN, “Notte e
nebbia” è il titolo del docufilm di Alan Resnais su Auschwitz, uno dei primi ad
aver capito, nel 1956, su segnalazione dello storico Henri Michel, che quel
campo di concentramento era in realtà di sterminio. NN, lo sterminio.
Storia
– È
breve. Ed è l’unica.
Tradizione – Senza, non c’è
creatività (innovazione) – “l’originalità è un fiore che ha bisogno dell’humus d’una profonda tradizione”, Mario Praz,
“Il mondo che ho visto”, 332.
Violenza – È naturale.
“Quasi ogni famiglia animale presenta specie con armature da predatori e con
istinti rapaci. Sotto questo rispetto i sauri e perfino i molluschi hanno
prodotto tipi più pericolosi dei mammiferi, se si vuole escludere l’uomo.
D’altra parte ci sono predatori con inclinazioni vegetariane” – Ernst Jünger, “Tipo Nome Forma”, § 9.
zeulig@antiit.eu
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