domenica 26 aprile 2020

Secondi pensieri - 417

zeulig

Congettura – “Una volta avviato, il gioco delle congetture non ha più fine” - Claude Lévi-Strauss, “Tristi tropici”, § “La ricerca del potere”.

Conoscenza – È creazione. A ciò che vede o sente per la prima volta la prima reazione umana sarà stata di stupore. Poi, in qualche modo, in tentativi più o meno articolati e distintivi, di denominazione. Che però non è mai definitiva o fissa: è variabile.
Tutta la filosofia di Heidegger si può dire questo: creare (scovare) concetti e denominarli.

La conoscenza è metamorfica, la verità lo è. L’unità. L’unità del mondo.

Si può dire la conoscenza una creazione limitata. Oppure, nell’altro verso, sempre nuova, aggiornata.

È nel linguaggio una conoscenza condivisa: forme e cose si ripetono in tutte le lingue, con la sola differenza dell’articolazione semantica. Sia le forme viventi che le inanimate.  Ci può essere un oggetto curioso, per concezione, per impiego, come un animale a noi sconosciuto, ma niente che non si possa ricondurre al linguaggio comune. Siamo radicati in queste forme anche nell’invenzione del fantastico.

Denaro – È diabolico nella tradizione tedesca, dai primi “Faust” al dottor Schacht, “Magia del denaro”, che pure ne fu domatore. Anche la parola in tedesco allude. Schein, la banconota, è anche ombra, parvenza. Geld, denaro, è più pratico. È in origine valore, riconoscimento, introito.   

Democrazia – Una fatica (lavoro) di Sisifo? Goethe così la spiega, scrivendo al geologo Carl Cesar von Leonhard il 12 ottobre 1807: “Certo si disputerebbe assai meno sugli oggetti della conoscenza, sulla loro deduzione e spiegazione, se ognuno, di fronte a tutte le cose, conoscesse se stesso e sapesse a quale partito appartenga, che cosa sia più adeguato per il modo di pensare della sua natura… In tutte le discussioni, alla fine, non si arriva più in là del fatto che due modi della rappresentazione contrapposti e inconciliabili vengono chiaramente ad esprimersi”.

Dio -   È perno-pilastro riflessivo – c’è del divino in noi: “Se non fosse in noi la forza propria di Dio,\ il divino come ci potrebbe estasiare?”, Goethe, “Xenie miti”.

Metodo – Nella ricerca (scienza) è uno solo? Lévi-Strauss, “Tristi tropici”, § “Come si diventa etnografo”, lo rileva di Freud e di Marx - di cui attesta nel 1955 che leggeva sempre qualcosa  del “18 Brumaio” o della “Critica del’economia politica” prima di provarsi a “sbrogliare un problema di etnografia o di sociologia”. I loro metodi di ricerca non potendo non assimilare a quello della geologia. In tre fasi: “Comprendere significa ridurre un tipo di realtà ad un’altra; la realtà vera non è mai la più manifesta; la natura del vero traspare già nella cura che mette a nascondersi”.

Lager – Uccideva le coscienze, prima dei corpi. Che per questo sopravvivevano? Nei campi di sterminio come nei lager politici.
Nel 1946, vent’anni prima di Adorno, in chiusura di “Autunno tedesco” Stig Dagerman mette in scena “una donna che vuole scrivere”, una donna tedesca, che vorrebbe scrivere delle sofferenze del marito in campo di concentramento. Ma si urta al silenzio di lui, ritornato dopo lunga prigionia. Dagerman si spiega l’ostinato silenzio così : “La sofferenza, una volta sofferta, non deve più esistere. Questa sofferenza era sporca disgustosa, bassa e meschina, e per questo non si deve né parlarne né scriverne. La distanza è troppo grande tra la poesia e la più grande delle sofferenze; solo quando diventerà un ricordo purificato i tempo saranno maturi”.
Un “ricordo purificato”. L’esperienza dei lager è unica per il contagio morale, di kapò, kommando, spie, ladri. Lo sterminio è quasi un’operazione di guerra. Come lo sterminio dei kulaki, degli armeni. “Auschwitz”, il sistema dei lager, si distingue per la corruzione delle vittime. Tentata, ripetuta, sistematica, riuscita anche: la sopravvivenza non è innocente.

NN - Nomen nescio: l’indicazione della paternità, obbligatoria per molti documenti fino alla riforma del diritto di famiglia nel 1975, a opera del primo centro-sinistra, si fermava a questa sigla nel caso che il padre non si fosse dichiarato alla nascita o non avesse provveduto successivamente al riconoscimento: figlio-a di NN.
NN è anche Nacht und Nebel, la sigla del programma di annientamento degli ebrei nella seconda guerra mondiale – e quindi NN-Aktion, NN-Trasnsport, NN-Häftling, detenuto. NN, “Notte e nebbia” è il titolo del docufilm di Alan Resnais su Auschwitz, uno dei primi ad aver capito, nel 1956, su segnalazione dello storico Henri Michel, che quel campo di concentramento era in realtà di sterminio. NN, lo sterminio.


Storia – È breve. Ed è l’unica.

Tempo – “Alba e crepuscolo sono un solo fenomeno e i Greci pensavano lo stesso, poiché li designavano con una parola che si qualificava diversamente a seconda che si trattasse della sera o del mattino”, Claude Lévi-Strauss, “Tristi tropici”, §Fogli di via”.

Tradizione – Senza, non c’è creatività (innovazione) – “l’originalità è un fiore che ha bisogno dell’humus d’una profonda tradizione”, Mario Praz, “Il mondo che ho visto”, 332.

Violenza – È naturale. “Quasi ogni famiglia animale presenta specie con armature da predatori e con istinti rapaci. Sotto questo rispetto i sauri e perfino i molluschi hanno prodotto tipi più pericolosi dei mammiferi, se si vuole escludere l’uomo. D’altra parte ci sono predatori con inclinazioni vegetariane” – Ernst Jünger,  “Tipo Nome Forma”, § 9.

zeulig@antiit.eu

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