Monti ha avuto ieri dal quotidiano l’onore
di un “fondo”, il pezzo forte di commento. Tremonti, benchè autore emerito di
via Soferino, non ha potuto replicare oggi. Una scelta di campo del quotidiano che
non compete contestare o commentare. Ma il compassato Monti usa toni
spregiativi, pur non essendo parte in causa (difende Conte). E, più strano
ancora, antieuropei.
L’articolo
parte con la difesa del governo: “L’accordo raggiunto all’Eurogruppo, pur con diverse
ambiguità, è un altro passo in avanti verso
una risposta europea alla crisi da coronavirus, dopo le misure prese dalla
Commissione e dalla Banca centrale europea… L’Italia non è uscita male dal
negoziato”. Potrebbe essere una difesa di Gualtieri, della stessa area eurovaticana
di Monti, ma è Conte a beneficiarne. Dunque,
Conte non è solo al governo. Non essendo una scelta di Mattarella, non si
poteva dirlo figura, surrettiziamente, del Pd. Era in quota, per così dire, 5 Stelle,
indicato e sostenuto da loro. Ora è in quota senatori a vita, che sono tutti
del Pd.
Monti poi prosegue con una serie di
contumelie a Tremonti & co – “Giorgia Meloni ne faceva parte come
ministro per il Pdl”, etc..
Ma vuole finire su toni antieuropei. Sorprendenti per uno che è sempre stato, e
si è voluto, sdraiato al soglio di Bruxelles, da Merkel in su, fino ai finlandesi
– gli attaccanti della squadra Merkel, oggi gli olandesi Hoechstra e Rutte, erano
contro Monti i finlandesi Rehn e Katainen. Monti evoca, senza necessità nella
polemica contro Salvini e Meloni (anzi, a loro favore), “l’umiliante
esperienza fatta dalla Grecia con la troika, creata con il Fesf”, vecchio nome
del Mes. Aggiungendo, non richiesto: “Non sarò certo io… a raccomandare a Conte di andare sotto le
forche caudine” del Mes.
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