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Il cannocchiale di Zeri sull’Italia
È con il cristianesimo che Roma,
lo Stato imperiale autoritario, diventa totalitario. Il manierismo la koiné figurativa di Carlo V. Il Padre Eterno
“nebuloso” di Giovanni Battista Moroni la più alta, penetrante, raffigurazione
della Prima Persona, l’Aiòn dei
mitriaci, l’Ananche dell’Orfismo. Il
francobollo, spia culturale e ideologica. “Si può dire che il fascismo è un
fatto esclusivamente cattolico”. Frédéric Bazille il Masaccio
dell’impressionismo - non se ne parla perché ha lasciato poche opere da
commerciare. L’“occhio” di Antonioni, Godard, Fellini è quello di Alma Tadema.
E siamo a p. 33, un quarto del totale.
Le agudezas prendono peraltro una piccola parte, accanto al lavoro da
critico dell’immagine. Sui disegni degli scrittori – Victor Hugo, etc. . Sui monumenti
funebri. Su Angelika Kaufmann e Elisabeth Vigée Le Brun. Sulle incredibili
distruzioni di palazzi e opere d’arte nei moti della Riforma, in Germania,
Inghilterra e Olanda. E il problema dei falsi, il tema della vanitas in pittura, Caravaggio, Piero,
Luca Giordano, Guidoriccio.
Un raccolta di articoli di varia
umanità – per “La Stampa” e “L’Europeo” – tratta da due precedenti raccolte
degli anni 1980, “Mai di traverso” e “L’inchiostro variopinto”. Una lettura
variopinta, riposante – forse non vera, a un ripensamento, ma stimolante. In
materia figurativa e non: le pitture e gli oggetti sono dei segni. Di un
conservatore che si vuole rivoluzionario. Con un paio di vindicatio appuntite, come era nello stile di Zeri. Quella di Bernard
Berenson, che sembra facile ma negli ani 1970 non lo era. E quella, rimasta
senza seguito, di Teofilo Patini, pittore abruzzese vittima del fascismo (era
socialista e dipingeva i poveri in stracci), e nell’Italia repubblicana delle
avanguardie – bestia nera di Zeri. Di Marx rivendicando, nella prima parte del
terzo capitolo del “Manifesto”, la filippica contro il socialismo reazionario.
Il Sessantotto disinvolto imputando alla “mentalità retriva”, che non si palesa
più per francamente reazionaria ma per progressista. E un’ardita, ma non da buttare,
pagina sull’apporto italiano alla dottrina politica: il fascismo.
Dicono gli anglosassoni che “l’unico
e solo contributo italiano alla varietà tipologica delle strutture politiche è
il fascismo”. Questo è vero e non lo è: “Il grande originale monumento della
mentalità politica italiana è… la struttura oligarchica cui (allo stato puro o
sotto maschere più o meno ingannevoli) gli italiani riducono ogni e qualsiasi forma
di governo”. Nel fascismo scopertamente, come nella nella curia vaticana, e nell’Italia
repubblicana col finanziamento pubblico.
Federico Zeri, Il cannocchiale del critico
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