Woody Allen è nel catalogo di Jim Holt, “Perché
il mondo esiste?”, tra gli schopenhaueriani pessimisti. Anzi aggiornato al
nulla fisico e metafisico della teoria delle stringhe, etc. Come del resto lui
stesso ha spiegato nell’intervista col sacerdote Robert E. Lauder, “Woody
Allen’s World: Whatever works”, nel “Commonweal Magazine”, 15 aprile 2012.
Da giovane, prima del successo, anzi del teatro, si sposò con una
studentessa di filosofia. Ne ha mediato molte battute nei suoi primi sketch. Ma ne era tarato, dalla
filosofia. “Lagnarsi dà non poco sollievo”, è
Schopenaheur. “La metafisica è incomprensibile ma non fa male”. “Kierkegaard
ci si divertiva”. “Schopenhauer negli ultimi anni divenne sempre più pessimista
perché si accorse di non essere Mozart”.
Qui non si diverte, racconta aneddoti, si vede,
per la bottega. Fa quello che si attende che faccia, commenti, qualche
pettegolezzo, minimo, qaulche battutina, su questa o quella attrice, sapendo
che lo sospettano, per la gloria, di averle sedotte, se non violentate – il
sospetto può accrescere la gloria, ravvivarla. Ma sa di non essere simpatico a
tutti, non più - la morte del comico: “Ci sono ancora dei mentecatti che
pensano che io abbia sposato mia figlia, che Mia (Farrow) fosse mia moglie, che
io avessi adottato Son-Yi, e che Obama non fosse americano”. Accusato di abusi
nei confronti di una bambina di Mia Farrow in un processo che non ha avuto
luogo perché non c’era materia per procedere – “le accuse sono infondate”. Con
particolari terribili sulla salute mentale di Mia Farrow, che dormiva nuda abbracciata
al figlio Ronan adolescente – somigliante, è vero, al Grande Amore Sinatra. Con
“mentecatti” non si ride più, il comico è arrabbiato.
Woody Allen, 84 anni, non dev’essere stato un
tipo facile a viverci. E non per la terribile ex moglie Mia Farrow, con la
quale pure ha fatto qualche figlio, mentre lei a lui deve i pochi ruoli di
qualche rilievo al cinema. Una figlia adottiva di Farrow, la ventenne Soon-Yi,
è diventata l’amante e poi la sposa di Allen, e lei non glielo ha perdonato.
Lei stessa si vantava, mentre viveva con Allen, di essere l’amante di Frank Sinatra.
Ma questo non conta. I suoi compagni, Andrè Previn (sposato) prima di Woody
Allen, sono bersagli del #metoo, e non c’è quarantena possibile, bisogna che
passi la pandemia.
“L’esistenza umana è un’esperienza brutale,
insignificante – un’esperienza tormentata e insignificante”. Non sembrerebbe
Woody Allen, ma lo è. E l’angoscia di morte, il Todestrieb di Freud, sembra genuino, non artificio comico.
Nell’intervista con Lauder ci torna su spesso. In tutti i libri, per la verità.
Qui lo evita, ma è un libro tutto sommato difensivo, dopo l’assalto delle
virago – che ne hanno comunque impedito la pubblicazione in America. In “Hannah
e le sue sorelle” entrava in crisi alla scoperta che non aveva il cancro. È angosciato, non vuole più lavorare. E alla
collega che gli obietta “ma questo lo sapevamo già, che dobbiamo morire”,
risponde, e non fa ridere, “sì, ma ora non posso tenerlo più nascosto”.
Un libro malinconico. E non per per le aggressioni del #metoo, che
lo ha ostracizzato al cinema e nell’editoria, che mostra di non temere. Anzi di
non calcolare, ma proprio per il pessimismo che è il suo tono di fondo, di
quello che “non si aspetta nulla di buono dal mondo”. Dall’America, dalle
donne, dai figli. Viene molti anni dopo i titoli che lo fecero “Woody Allen”,
ma sembra di un altro uomo: tanto quelli erano scoppiettanti, tanto questo è
mesto.
Woody Allen, A proposito di
niente, La Nave di Teseo, pp. 400 € 22
Da giovane, prima del successo, anzi del teatro, si sposò con una studentessa di filosofia. Ne ha mediato molte battute nei suoi primi sketch. Ma ne era tarato, dalla filosofia. “Lagnarsi dà non poco sollievo”, è Schopenaheur. “La metafisica è incomprensibile ma non fa male”. “Kierkegaard ci si divertiva”. “Schopenhauer negli ultimi anni divenne sempre più pessimista perché si accorse di non essere Mozart”.
Qui non si diverte, racconta aneddoti, si vede, per la bottega. Fa quello che si attende che faccia, commenti, qualche pettegolezzo, minimo, qaulche battutina, su questa o quella attrice, sapendo che lo sospettano, per la gloria, di averle sedotte, se non violentate – il sospetto può accrescere la gloria, ravvivarla. Ma sa di non essere simpatico a tutti, non più - la morte del comico: “Ci sono ancora dei mentecatti che pensano che io abbia sposato mia figlia, che Mia (Farrow) fosse mia moglie, che io avessi adottato Son-Yi, e che Obama non fosse americano”. Accusato di abusi nei confronti di una bambina di Mia Farrow in un processo che non ha avuto luogo perché non c’era materia per procedere – “le accuse sono infondate”. Con particolari terribili sulla salute mentale di Mia Farrow, che dormiva nuda abbracciata al figlio Ronan adolescente – somigliante, è vero, al Grande Amore Sinatra. Con “mentecatti” non si ride più, il comico è arrabbiato.
“L’esistenza umana è un’esperienza brutale, insignificante – un’esperienza tormentata e insignificante”. Non sembrerebbe Woody Allen, ma lo è. E l’angoscia di morte, il Todestrieb di Freud, sembra genuino, non artificio comico. Nell’intervista con Lauder ci torna su spesso. In tutti i libri, per la verità. Qui lo evita, ma è un libro tutto sommato difensivo, dopo l’assalto delle virago – che ne hanno comunque impedito la pubblicazione in America. In “Hannah e le sue sorelle” entrava in crisi alla scoperta che non aveva il cancro. È angosciato, non vuole più lavorare. E alla collega che gli obietta “ma questo lo sapevamo già, che dobbiamo morire”, risponde, e non fa ridere, “sì, ma ora non posso tenerlo più nascosto”.
Un libro malinconico. E non per per le aggressioni del #metoo, che lo ha ostracizzato al cinema e nell’editoria, che mostra di non temere. Anzi di non calcolare, ma proprio per il pessimismo che è il suo tono di fondo, di quello che “non si aspetta nulla di buono dal mondo”. Dall’America, dalle donne, dai figli. Viene molti anni dopo i titoli che lo fecero “Woody Allen”, ma sembra di un altro uomo: tanto quelli erano scoppiettanti, tanto questo è mesto.
Woody Allen, A proposito di niente, La Nave di Teseo, pp. 400 € 22
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