Un divertimento, questo del filosofo
collaboratore del “Foglio”. Ma serio – volendo prendere Voltaire sul serio.
Voltaire era un ottimo scrittore, per “Candido” e qualche verso, ma un pessimo
tipo: un traffichino. Non si può dire nemmeno anticlericale, perché si
professava ateo in pubblico, ma in privato no.
Delle 187 lettere catalogate che
scrisse in italiano, la maggior parte (a parte cioè quelle di letto alla nipote
Mme Denis) sono indirizzate a uomini di chiesa:
sacerdoti, frati, gesuiti, teologi, cardinali, e i due papi Benedetto XIV (tre
lettere) e Clemente XIII. Di tenore sorprendente – o di odore, lo zolfo
tramutandosi in incenso.
Con Benedetto XIV, un intellettuale, gli scambi
furono culturali. A Clemente XIII inviò, congiuntamente con Mme Denis, la
richiesta di un reliquia di san Francesco per una chiesa che “Francesco di
Voltaire” intendeva edificare “nelle vicinanze dela Herezia”. Non uno scherzo
blasfemo, come si potrebbe pensare: le reliquie furono spedite, la chiesa fu
edificata, e Voltaire vi prese anche la comunione, per dare “un esempio
edificante” ai popolani, contro “la Herezia”.
Antonio Gurrado, Voltaire cattolico, Lindau, pp. 192 € 17
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