giovedì 28 maggio 2020

La Francia dal finestrino – Mark Twain prima di Mark Twain

Versailles gli piace, almeno quella – è meglio del Colosseo: “Il posto vale il pellegrinaggio. Tutto è gigantesco. Niente è piccolo, niente è meschino. Le statue sono tutte grandi; il palazzo è grandioso”, etc.. Versailles come il resto della Francia, vista dal finestrino del treno Marsiglia-Parigi: “Che terra splendida! Che giardino! Il manto erboso di un verde squillante è certamente spazzato, spazzolato e annaffiato ogni giorno; e l’erba deve essere tagliata da un barbiere”. Non solo l’erba: “In Francia tutto marcia bene, tutto è in ordine. Non si fanno sbagli. Un uomo su tre è in uniforme”, e vi dà tutte le informazioni possibili, fino a mettervi sul vagone nel treno giusto che cercate.
La parte più opaca di un libro di viaggio, la prima crociera americana nel Mediterraneo, 1867, che si ripubblica solo perché il suo autore poi è diventato celebre. Ma umorista? Qui ci prova, ma a nessun effetto – se non l’irritazione. La “storia di Abelardo” è questa: “Eloisa è nata settecentosessantasei anni fa. Ha probabilmente avuto dei genitori. Non se ne parla. Viveva con lo zio Fulberto, canonico della cattedrale di Parigi. Non so che cosa sia un canonico di cattedrale, ma è quello che era…Eloisa passò la maggior parte dell’infanzia nel convento di Argenteuil; non ho mai sentito parlare di Argenteuil, ma supponiamo che il posto esista effettivamente…” .
Mark Twain, Finalmente Parigi, Mattioli 1885, pp. 168 € 16


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