L’epidemia occidentale
I dati della pandemia al 3 maggio la
dicono una sorta di peste occidentale. L’Ecdc, European center for disease
prevention and control, aggiorna ogni poche ore i dati sui contagi e le morti
per coronavirus, analiticamente, paese per paese, dall’Afghanistan allo
Zimbabwe. Fornendo anche specchietti sintetici, più indicativi, per aree
continentali: Africa Asia, America, Europa, Oceania.
L’ultimo aggiornamento, domenica sera,
registra 3.388.665 contagi, e 243.312 morti. Con una distribuzione territoriale
che ne fa con tutta evidenza un morbo “occidentale”, dell’Europa cioè (Turchia
inclusa), e del Nord America. Il 79 per cento dei contagi si registra in queste
aree. Con una percentuale ancora più elevata di morti: l’87,3 per cento.
Questo virus è letale in
Occidente. Nei paesi dove, teoricamente,
è stato confrontato con le migliori condizioni sanitarie.
Oppure le statistiche sono benevole nei
paesi controllati – tanto, la verità è inutile ai cittadini, il potere fa già
da sé abbastanza paura.
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