L’Europa non è un mercato
Dopo Fincantieri, Exor: non c’è spazio
per gli interessi italiani in Francia. Autostrade per gli interessi francesi in
Italia, nelle banche sopratutto, in Parmalat e altrove, con una tentata incursione
perfino su Mediaset, ma la reciprocità è bloccata.
Si suole dire che l’Europa è, comunque,
un grande mercato. Ma proprio questo non è: ognuno si chiude a piacimento, sotto
i più vari pretesti.
Exxor ha potuto comprare Chrysler in America, Fincantieri
ha commesse in America dalla Marina militare, Salini Impregilo vi realizza infrastrutture
multimiliardarie. In Europa questo non solo non è possibile, non è nemmeno immaginabile.
Non c’è peraltro Europa, come
giustamnte ha rimarcato la Corte costituzionale tedesca a proposito della
Banca centrale, che è un ente di diritto privato. Non c’è una costituzione, non
c’è un governo, non c’è un Parlamento. Di che parliamo quando parliamo di Europa?
Exxor dovrebbe saperlo, dai tempi in cui
l’Avvocato Agnelli si offerse di salvare Citroën. Era il 1968, la Fiat era
ancora quella di Valletta, numero 1 in Europa, Citroën perdeva quote di
mercato, la famiglia Michelin provava a disfarsene. Ma il generale De Gaulle
disse no. Lo stesso per ogni altra iniziativa italiana in Francia: la Cinq - la
prima tv commerciale - di Berlusconi (con Freccero…), la Beghin-Say rilevata da
Gardini, l’offerta De Benedetti per Société Générale.
Il compromesso Exor con Covéa, l’acquirente
francese di PartnerRe, è di metà marzo, col virus da un pezzo manifesto. Non c’era
ragione per pretendere un conto di un terzo del prezzo dopo 50 se non la
sopraffazione – e una speculazioncella in Borsa. La fusione con Peugeot
potrebbe invece farsi, perché al gruppo francese servono Jeep e un piede in America.
Ma non c’è molta etica degli affari in Francia.
In Francia come in Germania, dove nessuna
azienda italiana osa avventurarsi, dopo le bastonature ricevute da Pirelli
(affare Continental), Generali (Commerzbank), e la stessa Fiat (Opel): si gioca
a gabbare il prossimo. Fincantieri ora gioca a fare gruppo con
Thyssenkrupp per la cantieristica militare, ma “se c’è trippa” Thysenkrupp il
gruppo lo farà in Germania, non c’è da scommettere.
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