sabato 2 maggio 2020

Ombre - 511

È bastato l’annuncio dell’allentamento delle misure restrittive da lunedì e il Primo Maggio non s’incontrava a Roma che gente senza mascherina, giovani e vecchi – uno su tre la indossa, forse uno su quattro. In effetti, governare è difficile. È anche inutile?

Da governatore del Lazio Nicola Zingaretti intima: “La mascherina è obbligatoria”. Ma non mette un vigile o un carabiniere in una sola piazza che faccia una sola multa – il cui effetto in una città come Roma sarebbe immediatamente dissuasivo. Forse non ha fatto nemmeno l’apposita ordinanza. È proprio vero: la politica in Italia è fuori scena - fa avanspettacolo, ma senza le tette?   

“Pensi alla crisi greca di dieci anni fa”, Prodi confida faceto a Corrias sul “Venerdì di Repubblica”: “Era una cosa che poteva essere risolta con un prestito, ma la Germania andava a elezioni e Angela Merkel non se l’è sentita di mettersi contro la sua opinione pubblica. Così la piccola crisi della Grecia è diventata una valanga”. Così, semplice.

“Nella migliore delle ipotesi, e questo vuol dire se veramente va proprio tutto bene da qui in avanti, i rendimenti futuri saranno deludenti”. I rendimenti dei piazzamenti finanziaria del risparmi. Lo assicura sul “Corriere della sera” Paolo Basilico, titolare della holding di investimenti Samhita. Non c’è salvezza?

De Giovanni non scrive, “sogna la pizza” invece di mangiarsela, e guarda Napoli. Quando tutto sarà finito, i racconti d’autore sul coronavirus, sui quotidiani, sui settimanali, online, resteranno fra i macigni più grossi: che ci è capitato?

“Accidenti! Da troppo giovane per andare in pensione, in appena due mesi sono diventato troppo vecchio per uscire di casa”. Giannelli ha facile gioco con la sua vignetta sul “Corriere della sera” contro gli esperti del governo. Dopo quella delle banche nel 20007-2008, un’altra crisi degli “esperti”. Bravi solo a invadere i siti di chiacchiere.

Un’occhiata all’H-Index, l’indice d’impatto (indice di Hirsch: si basa sul numero delle pubblicazioni, e sul numero delle citazioni conseguite), che qualifica gli scienziati, mostra i virologi da social e talk-shaw, il Burioni di Fazio e la Gismondo del “Fatto Quotidiano”, agli ultimi posti, con punteggio 26 e 22, rispettivamente. Poco meglio vanno gli altri esperti, Lopalco (33), Ilaria Capua (48), Crisanti (49). Walter Ricciardi, il consulente del ministro della Salute, è a quota 39.
La classifica è aperta da Anthony Fauci (174).

La graduatoria H-Index per i virologi vede in Italia, sulla scia di Fauci, Alberto Mantovani dell’Humanitas (167) e Giuseppe Remuzzi dell’Istituto Mario Negri (158). Due istituzioni milanesi, che però sono state inefficaci, sia nella prevenzione che nell’organizzazione della risposta.

“L’Europa guarda all’Italia come a un modello”: non teme il ridicolo il presidente del consiglio, con tutti i morti e contagiati giornalieri, il doppio, in rapporto alla popolazione, della Germania,  a reti unificate. I sindacati, il Pd, gli esperti, non sanno che si apre una voragine nell’occupazione e nei redditi?

È anche strano che Conte si prenda un’ora a settimana in tutte le tv per farsi propaganda. Non ci sono più controlli sull’emittenza, sulla Rai, sugli abusi? Quelli c’erano solo per Berlusconi – che però non ha mai fato il Conte.

“Il modello cinese contempla l’iniziativa privata, ma su un base pubblica molto forte e prevalente in tutto e per tutto”, spiega semplice Patrizia Van Daalen, manager in Cina del maggiore gruppo editoriale mondiale, Penguin Random House, a Bricco sul “Sole 24 Ore”. Tra “significativi condizionamenti della politica e supporti statali altrove impensabili”.  Da regime, cioè, saldo, occhiuto.

Van Daalen deve dirigere il suo mercato cinese da Berlino, dove vive col marito, cinese, musicista: “Diciamo che, dal regime comunista, abbiamo ricevuto dei segnali”, insiste: “Mio marito, che compone musica, ha avuto alcuni concerti interrotti”.
La Cina non si nasconde. Ma se ne sa qualcosa di sguincio, nei pranzi domenicali di Bricco, e lì resta confinato.

Vendite dei quotidiani in calo a dicembre del’8 per cento su base annua. Nell’ultimo quinquennio, 2015-2019, le copie giornaliere cartacee complessivamente vendute si sono ridotte di quasi un terzo, da 2,2 a 1,5 milioni di unità. In calo anche le copie digitali. Ma uno perché dovrebbe comprare il giornale se tutto è scritto sui social, il giorno prima?

La catastrofe del giornalismo si evita rincorrendo i social, come fanno i grandi giornali in Italia, che le redazioni hanno sguarnito e immiserito, di esperienza e di cultura? Evidentemente no. Anche sull’esempio del “Financial Times” e del “New York Times”, e dei tanti altri giornali che sanno sgonfiare lo tsunami social.

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