domenica 3 maggio 2020

Orge nella peste a Milano

Camus, “La peste”, 1942, ha “gli accoppiamenti dei viventi nei cimiteri di Milano”. Un aneddoto horror che ha preso da uno dei libri sui quali si è documentato, del dottor Alibert, “Physiologie des passion”, 1826. Un corposo volume di seicento pagine, che alla p. 178 racconta: “Si dice che nella peste di Milano gli abitanti non vollero assolutamente cancellare i divertimenti del carnevale, e che la maggior parte di essi si davano ancora ai Saturnali al bordo della tomba”.
San Carlo Borromeo Alibert registra come patrono degli appestati – non san Rocco.
In precedenza, riferendo della peste a Villefranche (Beaujolais), il dr. Alibert notava: “È successo a Villefranche ciò che si era notato a Milano e in altri luoghi. Parecchie persone ignoranti si ostinavano a non credere al contagio”. Don Ferrante non era solo. Villefranche ha l’aggravante che la peste vi è stata endemica: due epidemie si registrano nel Cinquecento, tre nel Seicento.
Jean Marie Louis Alibert non è uno storico. Ex rivoluzionario tourné monarchico alla Restaurazione, ritenuto il “padre della dermatologia”, si era dato in vecchiaia a pubblicazioni storico-letterarie.

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