Pavese anarchico
Si ripubblicano i “Dialoghi” con una
presentazione di Nicola Gardini. L’opera della parentesi
romana, ancora felice. Nella quale i “dialoghi” sono germogliati - nel rapporto con Bianca Garufi, leucotea, la sola amicizia amorosa non vessatoria - e in gran
parte sono stati scritti. Pavese li comincia a dicembre del 1945. A febbraio
1946 i diari registrano un indice tematico quasi definitivo. Il 22 febbraio c’è
già la nota editoriale, che uscirà come presentazione e come risvolto di
copertina. Dialoghi con Leucotea,
la “dea bianca”, in antico identificata con Ino, dea marina – bianca come la
spuma sul mare? Con lei Pavese, variamente impersonificato nei ventisette brevi
dialoghi, variamente discute del più e del meno, della storia e dell’esistenza
cui è inutile dare un senso.
“La seconda, più felice,
giovinezza”, la dice Gardini. Pavese si fa “mitografo”: “Si inventa episodi
della religione greca”, in un dialogo “tra due solitudini”. Per vagheggiare un
mondo, prima degli dei, che è “il volto della più piena libertà biologica”, con
“un pansessualismo che vieta di per sé qualunque competizione tra i sessi”.
Prima degli dei: “L’ordine la gistizia e e la civiltà di cui li si crederebbe
creatori e garanti non è che una macchina di soprusi e negazioni”.
Un Pavese anarchico. Che a Edipo
fa dire: “Vorrei essere l’uomo più sozzo e più vile purché quello che ho fatto
l’avessi voluto”. Dialoghi contro il “destino”: “Il «destino» è concetto fondamentale
dei «Dialoghi». Designa di volta in vlta la sudditanza dell’uomo e la violenza
degli dei”.
Cesare Pavese, Dialoghi con Leucò, Einaudi, pp.
XIV-224 € 12
Nessun commento:
Posta un commento