Secondi pensieri - 420
zeulig
Arianesimo - Ma gli Arii
non venivano dall’Afghanistan, i protagonisti di tanta retorica indo-europea?
Certo, non dovevano essere così tanto promettenti.
Il conte Gobineau vi sarebbe stato buon
condottiero, lui che ario conneteva a Ehre
(onore) e a Herr, al latino herus, al greco aristos – e all’Irlanda no, che era Erin, Erenn?
Africa – A Sud e a Nord del Sahara – già con i
berberi, prima degli arabi islamici, e con i faraoni - è il luogo del matriarcato.
E singolarmente fuori dal freudismo: crescono i giovani africani, a Nord e a
Sud del Sahara, senza complessi, Freud impazzirebbe. Perché figli di mamma,
maschi e femmine? Per l’allattamento
prolungato? Per il contatto fisico con l’infante tutta la giornata, anche al
lavoro?
Capitalismo
–
L’epoca borghese della storia fu preparata, in
parallelo con la “nascita” maxweberiana dello “spirito” capitalistico, dalla
caccia alle streghe. Le streghe si perseguitavano anche prima, parte del
fenomeno “eretico”. La caccia alle streghe fu di massa e di genere (ne saranno
vittima anche uomini ma in aree marginali, Islanda, Estonia, Russia, in
situazioni contingenti). Si vede dalla tempistica, e dai reati che ne furono
oggetto: la gestione femminile della procreazione, la rivendicazione esplicita
della libertà sessuale. Quello che si chiamerà la diversità. Manifestazioni
analoghe erano state identificate in precedenza, le Baccanti, le Amazzoni, la
Gnosi, ma non sanzionate. Nel Cinque-Seicento furono fronte di guerra: centomila
“processi” fanno ben un olocausto.
La “nascita” dello “spirito”
è altra cosa dal capitalismo. L’accumulo c’è sempre stato, da Crasso e anche da
prima, dacché c’è storia. Molto sviluppato poi nella pratica e nella ideologia
cristiana, della chiesa di Roma. Lo “spirito” capitalistico può invece ben
essere quello d Max Weber: un’etica, esclusivista e non inclusiva, quale è
invece del capitalismo come fenomeno, la sua arma vincente, della classe
aperta, o classe-non-classe.
Il capitalismo come religione di
W.Benjamin è un “culto” che “non conosce nessuna particolare dogmatica, nessuna
teologia”. Ma il comunismo una chiesa, il capitalismo una religione, non si
sfugge al sacro.
Benjamin capovolge la frittata - anche
lui come Hegel?: “Il capitalismo si è sviluppato in Occidente… in modo
parassitario sul cristianesimo, in modo tale che, alla fine, la storia di
quest’ultimo è essenzialmente quella del suo parassita, il capitalismo”. Ma non
si sarà capovolto lui?
Colpevolezza – Conversando
con Anais Ginori su “la Repubblica”, Finkielkraut denuncia “l’immodestia della
colpevolezza”. Il piacere della colpevolezza – a partire dai papi di Roma,
dall’Occidente, dall’Europa. Un rovesciamento epocale, che l’analisi freudiana
e la cultura della crisi (lo specchio della cultura del mercato, cioè del più
forte) alimentano. Non la vergogna della colpa, ma l’avocazione della colpa,
anche se per chiedere scusa o perdono. E non sempre autopunitiva: si va per
colpe generazionali, nazionali, sociali. Dell’alto come del basso, dell’intelligenza,
l’arte, la politica, la generosità, l’altruismo come della violenza, l’odio, l’invidia.
Femminicidio
–
Si può pensarlo indotto da un “maschicidio” “naturale”, di lunga durata. L’ipotesi
sottosta a molti riferimenti rilevati da Primo Levi, nelle prose “Ranocchi
sulla luna e altri animali”: “È noto come molti ragni femmina divorino il
maschio, immediatamente dopo o addirittura durante l’atto sessuale; così del
resto fanno anche le mantidi, e le api massacrano con meticolosa ferocia tutti
i fuchi dell’alveare”, dopo che uno di loro ha impalmato la regina – “l’uxoricidio,
tra i ragni, è pressoché normale”, tutte le strategie del ragno maschio sono
indirizzate a salvarsene.
Primo Levi non lo dice, all’epoca i
sessi non erano divisi, ma è come se il femminicidio cristallizzasse una
frustrazione di lungo periodo, da selezione naturale. Anche le “superlucciole”,
lo scrittore aggiunge dopo un ripensamento, hanno lo stesso vizio: imitano la
luce delle femmine di lucciola propriamente detta , per attirare i maschi e
divorarli appena si posano vicino
Prima di quello giuridico, la
cancellazione dell’uomo era dunque un fatto naturale. Ora dice che l’uomo è
cattivo e uccide le donne. Come se cristallizzasse una frustrazione lunga
millenni, da selezione naturale.
Kat-echon
–
La biblica “dilazione”, opera nell’evo cristiano dell’anticristo, “colui che
trattiene”, è di san Paolo, ed è l’impero (romano). In Carl Schmitt denazificato,
1950, “Il nomos della terra”, è “l’impero cristiano dei re germanici”.
Latino
–
L’abbandono del latino è l’abbandono, simbolico, della religione? Paolo IV che abolisce
il latino in chiesa promuove, simbolicamente se non effettualmente, l’abbandono
della religione. Di una religione sì – e quindi di ogni religione, se quella,
in particolare, si vuole l’unica e sola?
“La questione della religio non si confonde semplicemente, se si può dire, con la
questione del latino?”, argomenta Derrida nel 1999 nel seminario a Capri sulla
religione – ora nel saggio “Fede e sapere”. Dopo aver rilevato che “il mondo
oggi parla latino (più spesso attraverso l’anglo-americano)”. Lo ha rilevato in
fatto di religione, parola e concetto
tutto latino, ma poi degli altri linguaggi fondamentali, giuridico, filosofico
e anche scientifico e “ciberspaziale”, tutti legati originariamente alla religio. Lo rileva quando l’Europa e la
stessa cristianità romana ha da tempo e con costanza rinunciato all’eredità
latina.
Padre
- Molte
società non contemplano il “padre”, non contemplando il marito. A Bagnara e
Solano in Calabria, tra i Na della Cina, in molte tribù africane, nel Sud
dell’India, nel Nepal. La dona fa quello che vuole con chi le garba, se ci sono
figli se ne occupa il fratello.
Popolo
-
Nel Vangelo non c’è, in tutt’e quattro. C’è la moltitudine, 31 volte, la turba,
131 volte, e la plebe, 142.
Probabilità
-
“È più probabile avere un 6 lanciando quattro volte un dado, oppure un 12
lanciando ventiquattro volte due dadi”? come il cavaliere di Meré, non avendo
nulla da fare, proponeva a Pascal e al matematico Fermat? Tanto, non serve a niente,
la probabilità non c’è – se c’è non serve, la realtà sarà sempre diversa, non
afferrabile.
Storia – È nata
nell’Ottocento: romantica quindi e nazionale. Genialistica, cabalistica, e
imperiale.
Uno-due
–
È in Dante prima che in Nietzsche, al “Purgatorio”, XXVIII, 125: “Ed erano due
in uno, ed uno in due”. È stato del presidente Mao. O era Socrate, che era un cinico, beffardo. E l’aritmetica: le moltiplicazioni vanno a gruppi di almeno due per uno, uno per
uno fa uno.
L’Uno che si fa Due, ora rituale, sé e
il mondo, la regola e l’eccezione, lo stesso e l’opposto, la dialettica povera
dell’amato boia, il fratello Caino, il diavolo santo, è dissociazione penosa di
Nietzsche. Nella poesia “Sils Maria” in fondo alla “Gaia scienza”: “E d’improvviso,
amica! Ecco che l’Uno divenne Due\ - e Zarathustra mi passò vicino”.
Era – è - principio alchemico: ciò che è
intero deve dividersi, per moltiplicare la vita. O è il contrario, che il due
deve farsi uno, la coincidenza degli opposti di Giordano Bruno?
Nietzsche ne fu perseguitato da ragazzo:
è una voce, scrisse all’esordio, che “mi costringe a parlare come se fossi
Due”. È lo spirito profetico, magari è la coscienza.
Zio - È il greco theios, parente divino. Uterino – zio per
via di madre: lo era Carlo Magno per Orlando, il re del Graal per Parsifal, re
Artù per Gawain. Lo era per i faraoni in Egitto.
zeulig@antiit.eu
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