Cronache dell’altro mondo 62 – togliere ai poveri per dare ai ricchi
“In
una realtà alternativa, una che i progressisti vorrebbero, il governo (americano) non avrebbe salvato le banche nel crack del 2008. Quando i mutui senza
garanzia cominciarono a prendere fuoco come la carta sotto i ceppi del camino,
il governo avrebbe dato la priorità ai mutuatari in lotta per salvare la casa”,
Francesca Mari (“The New York Review of Books”, 24 maggio 2020), “The housing
vultures”, o “Homewreckers”: “Con gli stessi soldi, 700 miliardi di dollari,
anche meno”. Questo governo avveduto avrebbe creato un veicolo societario per
rilevare i mutui in difficoltà e operato per rifinanziare i mutui, riducendo i
pagamenti mensili per tenere conto del valore reale delle abitazioni, o
allungandone le scadenze, per rendere le rate mensili più accettabili”. Nel caso
di ratei comunque non pagati, invece di avviare il pignoramento dopo appena due
mesi, come le banche hanno fatto nella recessione da loro provocata, il governo
avrebbe tenuto in piedi i contratti anche per un anno, o più. Nei casi estremi
si sarebbe sostituito nella proprietà, avrebbe ristrutturato, e avrebbe
affittato, aspettando di vendere a un nuovo acquirente.
Semplice.
F.D.Roosevelt lo aveva fatto nei secondi anni 1930, con una società apposita,
la Home Owners Loan Corporation. Che rilevò dalle banche oltre un mlione di
mutui sotto stress. Per i casi in cui l’allentamento dei mutui non funzionò, un
quinto del totale, circa 200 mila abitazioni, la Holc subentrò nella propirietà
e vendette le case ad altri soggetti. Con il ricavato si pagò le spese
dell’allungamento dei mutui per tutti gli altri casi. Facile, anche.
Reagan, Bush jr. e Obama, continua
Mari, hanno scelto diversamente, gli aiuti indirizzando “ai ricchi”. Reagan affrontò
la crisi delle casse di risparmio – 747 a rischio fallimento – svendendo gli
npl, i debiti non performanti (non ripagati o incagliati), agli “investitori
avvoltoi”, che li rilevano a prezzi
infimi, per poi procedere al recupero (lo stesso che si fa in Italia, sotto le
regole Bce, n.d.r.). Proteggendoli per giunta con accordi “loss-share”, di perdite
condivise – l’investitore può solo guadagnarci. Al costo pubblico di 124 miliardi.
Analogamente per la crisi del 2008: George W. Bush e Barack Obama hanno speso 700 miliardi
di dollari per attrarre investitori nel mercato dei mutui non onorati,
rivendendoli a prezzo stracciato, sempre con la clausola loss-share. “Queste
politiche non solo fornirono incentivi finanziari a pignoramenti accelerati ma
facilitarono un trasferimento enorme e permanente di ricchezza dai padroni di
casa in difficoltà a società di capitali”, che rilevavano gli immobili per
niente e li rivendevano a prezzi doppi e triplicati.
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