Ecobusiness – aspettando l’idrogeno
Sono violenze in forma di cura quella
che si si perpetrano sugli animali domestici: addomesticamento, addestramento,
incroci.
L’agricoltura è la massima produttrice
di CO2.
Gillette, da quando è Procter and
Gamble, tra i promotori dell’Earth Day, la Festa della Terra, moltiplica le
plastiche, usa e getta, invece che i contenitori e i rasoi a lunga tenuta.
Lo stesso le macchine tedesche, sempre
nuove, ogni mese, ogni settimana, ogni giorno. Tutte molto impegnate per salvare
la Terra.
Cina e India sono i massimi inquinatori,
perché hanno grandi popolazioni, e
perché usano combustibili fossili. Per l’effetto anche della globalizzazione,
del relativo arricchimento di questi semicontinenti asiatici a lungo alla
soglia della povertà. Per la prima volta nei tremila anni della storia umana,
tutta l’umanità accede a un livello degno – mediamente - di vita, a danno dell’ambiente.
Un milione 850 mila le vetture
circolanti a Roma. Più 170 mila veicoli industriali. Più 450 mila motocicli:
quasi 2 milioni e mezzo di veicoli a motore (i numeri sono arrotondati rispetto
agli ultimi dati censiti, nel 2017: 1.764.533 rispettivamente per le tre voci,
156.801, e 393.144). Per una popolazione
di 2,9 milioni.
L’idrogeno rimuoverebbe
buona parte dei problemi ambientali, quelli derivanti dai combustibili fossili,
specie nella circolazione, ma necessita di forti investimenti. “Nei prossimi
dieci anni l’idrogeno potrà costare meno del petrolio”, spiega Alverà della Snam,
ma ci vuole ancora uno sforzo di investimento: “Con il sole si può creare
idrogeno fatto da rinnovabili e i prezzi stanno scendendo velocemente. Nel 2010
costava 710 dollari per megawattora, oggi siamo a 125 dollari e si potrà
arrivare a 25 dollari per megawattora”, cioè meno degli idrocarburi.
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