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Il contagio degli sbirri
Il
giovane ristoratore apre dopo due mesi e mezzo di chiusura. È gioviale, ma la
conversazione di questi tempi è segnata: ha i debiti, ha un grosso affitto, ha
bisogno di lavorare. Si entra attorniati dagli avvisi e le disposizioni intimidatorie
che il virus ha imposto e si accavallano, ma a cui come per vecchia pratica,
anche se cambiano ogni pochi giorni, ci si acconcia. E ci si appresta a ordinare.
Ma due carabinieri irrompono, che
contestano l’apertura. Uno dei due carabinieri, l’altro no.
Il
presidente della Regione – una presidentessa in fatto – che aveva disposto la
riapertura l’ha sospesa. Pare l’abbia sospesa, il carabiniere contestatore
afferma di averlo sentito alla radio. Multa. Di 700 euro.
Il
carabiniere del giornale radio non è il solo. Nello stesso luogo del
ristorante, altri carabinieri ci hanno provato con l’edicola. La prima volta
perché in negozio, accanto ai giornali, c’era la cartoleria. La seconda perché
teneva aperto la domenica mattina. Le multe minacciate pare però che non siano
arrivate.
La
multa si eleva a 8.500 (ottomilacinquecento) euro a mille km. di distanza – qui
il luogo si può dire: è Firenze. Il bar dove si è entrato per caso non avrebbe la
registrazione di un contratto di lavoro . Cioè, l’ha richiesta e ce l’ha, ma
l’autorizzazione non è in negozio, ce l’ha il commercialista, il barista si
offre di andarla a prendere. Ma gli ispettori del lavoro sono inflessibili: la
legge è legge. Dunque, in Italia ci sono ispettori del lavoro. E benestanti.
Il
fatto rincuora, che ci siano ispettori del lavoro così ben pagati che per loro 8.500
euro siano un’inezia. Se non che un complesso minaccia d’insorgere: non è che
portiamo jella?
A
Roma, dove si abita, abbiamo avuto problemi personali ad accedere all’edicola.
La domenica mattina, chissà perché (questione di straordinari festivi?). La
prima volta (la prima domenica) i vigili contestavano l’uscita da casa:
comprare il giornale non è essenziale – venendo dietro altri disavventurati si
fece in tempo a tornare indietro, seppure senza giornali, ma senza multe o ramanzine.
La seconda una lunga fila si formò perché i vigili contestavano all’edicola,
che vende anche ricordini, l’abilitazione a tenere aperto l’esercizio –
discussione lunga. Quindi potrebbe non essere un fatto personale: non jella, o
sfortuna, trovarsi sempre al posto sbagliato, ma una conseguenza del virus.
O
sì, non sono tanti i casi testimoniati di abusi di legge? Chissà. Resta che il
virus, moltiplicando i regolamenti, ha aperto praterie all’esercizio,
legittimo, della repressione. Che in Italia come si sa è poderoso,
incontenibile, non ci sono mafie che tengano. E gli euro conta solo con gli
zeri, dal vigile urbano in su, anzi dal multatore - il multatore è tutto dire. Quelli
che si chiamavano sbirri, che ora non si può dire, non è politicamente
corretto.
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