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venerdì 19 giugno 2020

La grazia divina è magia

 “La grazia gratisdata o riguarda la ricchezza delle cognizioni”, nella traduzione dal latino di Romano Amerio, il teologo svizzero-italiano di orientamento tradizionalista, che ha collazionato il testo critico dell’inedito “Theologicorum Liber XIV”, “onde l’uomo può ammaestrare altri, e a questa specie appartengono la profezia, la fede, e la discrezione degli spiriti; oppure riguarda la parola, onde la verità e la promessa divine vengono insegnate e manifestate altrui, e a questa specie appartengono quattro grazie, cioè la parola della sapienza, la parola della scienza, l’interpretazione dei lingauggi e la molteplicità delle lingue”. Vasto programma.
Campanella lo svolge con scienza e costanza. E in fondo è il “suo” tema: la grazia come magia di ordine trascendente. Molte parole spendendo sulla profezia.
Una ripresa nel, 1616, del “De sensu rerum et magia”, il trattato composto nel 1604 in italiano (poi tradotto in latino, cinque anni dopo), dopo che la versione originale latina, composta tra il 1590 e il 1592, gli era stata sequestrata dal Sant’Uffizio. Il tema riprendendo e organizzando, con gusto secentesco, in innumerevoli rivoli, quasi casistico - anche se non da gesuita (ma il domenicano, quando è teologo, non è da meno). Tutti più o meno fertili per il pensiero. “Benché”, come Amerio nota del primo trattato, “la fantasia dell’uomo anche in questo De sensu baccheggi” – parola repertoriata solo in riferimento a Bacco, per dire che si esagera, tripudia.
Tommaso Campanella, Magia e grazia


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