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Lunga vita, tra nonno e nipote, in Georgia
Un romanzone come usava, una saga
familiare più che lo storione freudiano. Una donna di 32 anni, come l’autrice,
nella pausa di un rapporto con un ragazzo che le giura eterno amore, ricorda e
si ricorda – si situa. Lo storione familiare ricomponendo. Nella Georgia nativa
e fuori. Dai bisnonni alla nipotina, la “bambina magica”. Tra le lacrime, nella
poca considerazione di se stessa. Da brutto anatroccolo - tutti sono più
interessanti e, soprattutto, belli (“ero una bambina brutta”). Che, anch’essa,
si salva fuggendo. Nel “continente dell’indifferenza”, l’Europa. Finché la vita
da single, emigrata, in carriera, di
successo, non si complica con l’istinto materno, rimosso o soppresso, e con le
occasioni perdute – “storie dietro le
storie” emergono, “come in un tappeto di pregio”.
Un
racconto di separazioni. Già alla nascita, ma non crudeli - il ricordo si vuole
balsamico. Sui toni in avvio della favola: “Il mio stesso bacio mi risvegliò
dal mio sonno di bella addormentata”. Favolistica è la Georgia, alla creazione
e poi nel mito: è la Colchide del Vello d’oro, del “diritto di amare”. E lo
stesso paradosso del narratore, che “ho
paura di queste storie”, si dice, “che si annodano e si spezzano, girano in
tondo e s’incrociano e si spiano a vicenda…. E, soprattutto, celano in sé
migliaia di altre storie”. Storie che il narratore crea, oppure insopprimibili
se sono i ricordi. Che, però, si sa, possono risultare ulceranti oltre che
lenitivi.
La
lettura è a cerchi concentrici, di storie giustapposte, lungo un filo tenue –
che ne sarà della bambina-nipote cresciuta-alter ego, in un ciclo apeto di
apparizioni-sparizioni? Talvolta intersecanti, ma q.b., come tela di fondo, per
figure, storie, passioni conchiuse. Si può interrompere in quasiasi momento
senza danno. Il romanzone è semmai di un mondo diverso e sempre in qualche modo
luminoso – ingegnoso, amorevole, invariabilmente bello: la Georgia.
Nino Haratischwili, L’ottava vita, Marsilio, pp. 1148 € 24
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