martedì 16 giugno 2020

Lunga vita, tra nonno e nipote, in Georgia

Un romanzone come usava, una saga familiare più che lo storione freudiano. Una donna di 32 anni, come l’autrice, nella pausa di un rapporto con un ragazzo che le giura eterno amore, ricorda e si ricorda – si situa. Lo storione familiare ricomponendo. Nella Georgia nativa e fuori. Dai bisnonni alla nipotina, la “bambina magica”. Tra le lacrime, nella poca considerazione di se stessa. Da brutto anatroccolo - tutti sono più interessanti e, soprattutto, belli (“ero una bambina brutta”). Che, anch’essa, si salva fuggendo. Nel “continente dell’indifferenza”, l’Europa. Finché la vita da single, emigrata, in carriera, di successo, non si complica con l’istinto materno, rimosso o soppresso, e con le occasioni perdute – “storie dietro le storie” emergono, “come in un tappeto di pregio”.
Un racconto di separazioni. Già alla nascita, ma non crudeli - il ricordo si vuole balsamico. Sui toni in avvio della favola: “Il mio stesso bacio mi risvegliò dal mio sonno di bella addormentata”. Favolistica è la Georgia, alla creazione e poi nel mito: è la Colchide del Vello d’oro, del “diritto di amare”. E lo stesso  paradosso del narratore, che “ho paura di queste storie”, si dice, “che si annodano e si spezzano, girano in tondo e s’incrociano e si spiano a vicenda…. E, soprattutto, celano in sé migliaia di altre storie”. Storie che il narratore crea, oppure insopprimibili se sono i ricordi. Che, però, si sa, possono risultare ulceranti oltre che lenitivi.
La lettura è a cerchi concentrici, di storie giustapposte, lungo un filo tenue – che ne sarà della bambina-nipote cresciuta-alter ego, in un ciclo apeto di apparizioni-sparizioni? Talvolta intersecanti, ma q.b., come tela di fondo, per figure, storie, passioni conchiuse. Si può interrompere in quasiasi momento senza danno. Il romanzone è semmai di un mondo diverso e sempre in qualche modo luminoso – ingegnoso, amorevole, invariabilmente bello: la Georgia.
Nino Haratischwili, L’ottava vita, Marsilio, pp. 1148 € 24


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