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All'origine del mito - la mafia tra noi
La vita di Salvatore “Bill” Bonanno, un gangster,
tra Arizona e New York. Figlio del capomafia Joe Bonanno. Una non-vita, comunque
senza qualità: Bill non è uomo d’azione, e i Bonanno sono una delle cinquanta o sessanta famiglie mafiose
italo-americane degli anni 1950-1960. Per di più dettagliata, minuta, completa
di genealogie, la paterna e la materna, e di come o cosa Bill pensa o avrebbe
potuto pensare o fare, di come si godeva l’Arizona, dove i genitori l’avevano trasferito
per una minaccia di asma, dell’anno o due quando fu bigamo, dell’attaccamento
della moglie Rosalie, eccetera. E tuttavia leggibile, godibile, sembra un
romanzo. Le prime cento pagine sono annodate attorno alla “sparizione” del padre
Joe, forse rapito e ucciso: tanto basta per creare la suspense.
Un libro del 1971. Il primo, purtroppo, di una
serie che farà dei mafiosi, pentiti o trucidi, degli eroi. E sarà presto magnificata
al cinema dalla serie di Francis Ford Coppola, “Il padrino” – sintonizzata più
su Talese che su Mario Puzo. Un apprezzamento che la documentazione fotografica
sancisce: Bill è alto, bello, elegante, Joe pure. E uno si chiede perché, come
mai questi uomini hanno tante prepotenze e tanti assassinii sul gobbo. Per i mafiosi
sarà come per i giornalisti, che è sempre meglio che lavorare? Bill è anche
fortunato: il giudice che lo condanna dopo la guerra “dei Bananas”, come i
Bonanno figuravano nella stampa sprezzante, riduce la pena al minimo, malgrado
gli assassinii, quanto basta per lasciarlo libero su cauzione.
Talese si cautela con un’annotazione all’inizio:
la mafia negli anni 1950, prima di Bob Kennedy ministro della Giustizia, non
dava grandi pensieri. I mafiosi non nascondevano le ricchezze, e facevano feste
alla Grande Gatsby. Poi ha collaborato con Bill, un capocosca a disagio nella
mafia, che finirà scrittore in proprio, nella documentazione di questo enorme
ritratto.
Gay Talese, Onora il padre, Bur, pp. 600, ill. € 15
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