domenica 14 giugno 2020

Ombre - 517

Che Gentiloni, che non è un ardito, dichiari guerra al dumping fiscale, la concorrenza fiscale tra i paesi europei, dice a che punto l’Europa è caduta: a rubacchiarsi i contribuenti.
Ma quanto ha torto, anche, Gentiloni: ridurre le tasse – poterle ridurre, non alla maniera di Salvini e  Di Maio – è solo doveroso, e anche benefico. L’Italia ha il record delle tasse, patrimoniali comprese, e patrimonialine nascoste, in Europa e probabilmente nel mondo, ma a che fine?
 
“Rigore”, “riforme strutturali”, “piani definiti”: il corteo europeo che doveva dare lustro a Conte, von der Leyen, Lagarde, perfino Gentiloni, sono intervenuti agli Stati generali a villa Pamphili con la solita ramanzina. Non che non abbiano ragione, ma non hanno dato una mano.

O forse sì, nella vecchia ottica del “vincolo esterno”: l’Italia è spendacciona, bisogna che si metta al morso dell’Europa. Ma nessuno che lo rilevi: i media volevano una festa – la cosa è stata organizzata come una festa – e non capiscono.
 
Arrivati a toccare Montanelli, il “siamo tutti neri” e gli “statuicidi” d’America si risentono, a Milano e non solo. Anche se Montanelli una mano di vernice la meritava. E ne avrebbe goduto, sia per la statua (una statua a Montanelli?), sia per la vernice.
 
La sanità che arranca”, titola “la Repubblica”: “A Milano per un esame fino a due mesi in più”. E fino a 24 ore di attesa al Pronto Soccorso, si può aggiungere – anche trentasei, come è stato all’origine del contagio. A Milano che vantava, e vanta, il miglior sistema sanitario.
 
Spiega Enzo Moavero paziente che i fondi europei hanno complicate regolamentazioni. Ma è una voce isolata; piacciono invece gli “stati generali”, con gli stati maggiori europei. Che sorridano, ovvio, e dicano “coraggio”. Invece di lavorare, e magari pagare il primo mese di cassa integrazione in deroga, quello di marzo, a tre milioni di lavoratori nei servizi, comunque “avviare la procedura”. Amministrare certo non è bello come andare in tv.
 
Carlo Galli argomenta su “la Repubblica” se il coronavirus non sia una punizione, come si sente dire, “una meritata punizione che colpisce l’arroganza della nostra civiltà”. Sono 
“archetipi teologici”, spiega, non ce ne libereremo: ci sarà sempre chi chiede vendetta e chi si sente in colpa. Ma, e la Cina? Da scienziato politico, per quanto prestato alla politica, Galli non sarebbe stato più concludente collocando il virus in Cina?

Nessuno che, più che la natura e il presunto ordine naturale (ordine naturale?), chiami in causa per il contagio la Cina. Prevalgono le ragioni generiche invece che quelle specifiche. Ma se il coronavirus si fosse diffuso a partire dall’America, avremmo avuto altrettanta renitenza a dirlo?
 
Il professore Di Taranto, nomen omen, vuole per l’ex Ilva di Taranto l’intervento dello Stato, “purché l’acciaieria torni a competere”. Facile, no? Ecco perché esistono i professori, per semplificare.
 
Instagram e talk-show, le chiacchiere via etere senza contraddittorio hanno sostituito i Parlamenti? Di fatto sì. Si capisce che niente funzioni: solo annunci. Qual è la politica estera di Di Maio, in Libia, con la Russia, con Trump, con la Cina? Boh.
 
Il caso del professor Parisi del Mississippi che doveva rivoluzionare il mercato del lavoro a capo dell’Anpal e non ha fato nulla in un anno, dovrebbe far riflettere sul marcio che c’è nel nuovo. Superficialità, incapacità, indifferenza, eccetto che per i cento-duecentomila euro in tasca, e vita brillante su è giù in aereo, con  scorta. E invece no: l’Anpal, che non esiste, viene resa sul serio, e il  professore del Mississippi pure.


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