Ombre - 517
Che
Gentiloni, che non è un ardito, dichiari guerra al dumping fiscale, la concorrenza fiscale tra i paesi europei, dice a
che punto l’Europa è caduta: a rubacchiarsi i contribuenti.
Ma
quanto ha torto, anche, Gentiloni: ridurre le tasse – poterle ridurre, non alla
maniera di Salvini e Di Maio – è solo
doveroso, e anche benefico. L’Italia ha il record delle tasse, patrimoniali comprese,
e patrimonialine nascoste, in Europa e probabilmente nel mondo, ma a che fine?
“Rigore”,
“riforme strutturali”, “piani definiti”: il corteo europeo che doveva dare
lustro a Conte, von der Leyen, Lagarde, perfino Gentiloni, sono intervenuti agli
Stati generali a villa Pamphili con la solita ramanzina. Non che non abbiano ragione, ma non hanno dato una mano.
O
forse sì, nella vecchia ottica del “vincolo esterno”: l’Italia è spendacciona,
bisogna che si metta al morso dell’Europa. Ma nessuno che lo rilevi: i media
volevano una festa – la cosa è stata organizzata come una festa – e non
capiscono.
Arrivati
a toccare Montanelli, il “siamo tutti neri” e gli “statuicidi” d’America si
risentono, a Milano e non solo. Anche se Montanelli una mano di vernice la
meritava. E ne avrebbe goduto, sia per la statua (una statua a Montanelli?),
sia per la vernice.
La
sanità che arranca”, titola “la Repubblica”: “A Milano per un esame fino a due
mesi in più”. E fino a 24 ore di attesa al Pronto Soccorso, si può aggiungere –
anche trentasei, come è stato all’origine del contagio. A Milano che vantava, e
vanta, il miglior sistema sanitario.
Spiega
Enzo Moavero paziente che i fondi europei hanno complicate regolamentazioni. Ma
è una voce isolata; piacciono invece gli “stati generali”, con gli stati maggiori
europei. Che sorridano, ovvio, e dicano “coraggio”. Invece di lavorare, e
magari pagare il primo mese di cassa integrazione in deroga, quello di marzo, a
tre milioni di lavoratori nei servizi, comunque “avviare la procedura”. Amministrare
certo non è bello come andare in tv.
Carlo
Galli argomenta su “la Repubblica” se il coronavirus non sia una punizione,
come si sente dire, “una meritata punizione che colpisce l’arroganza della
nostra civiltà”. Sono “archetipi teologici”, spiega, non ce ne libereremo: ci
sarà sempre chi chiede vendetta e chi si sente in colpa. Ma, e la Cina? Da
scienziato politico, per quanto prestato alla politica, Galli non sarebbe stato
più concludente collocando il virus in Cina?
Nessuno
che, più che la natura e il presunto ordine naturale (ordine naturale?), chiami
in causa per il contagio la Cina. Prevalgono le ragioni generiche invece che
quelle specifiche. Ma se il coronavirus si fosse diffuso a partire
dall’America, avremmo avuto altrettanta renitenza a dirlo?
Il
professore Di Taranto, nomen omen,
vuole per l’ex Ilva di Taranto l’intervento dello Stato, “purché l’acciaieria
torni a competere”. Facile, no? Ecco perché esistono i professori, per semplificare.
Instagram
e talk-show, le chiacchiere via etere senza contraddittorio hanno sostituito i
Parlamenti? Di fatto sì. Si capisce che niente funzioni: solo annunci. Qual è la politica estera di Di Maio, in Libia, con
la Russia, con Trump, con la Cina? Boh.
Il
caso del professor Parisi del Mississippi che doveva rivoluzionare il mercato
del lavoro a capo dell’Anpal e non ha fato nulla in un anno, dovrebbe far
riflettere sul marcio che c’è nel nuovo. Superficialità, incapacità, indifferenza,
eccetto che per i cento-duecentomila euro in tasca, e vita brillante su è giù
in aereo, con scorta. E invece no: l’Anpal,
che non esiste, viene resa sul serio, e il professore del Mississippi pure.
Nessun commento:
Posta un commento