lunedì 29 giugno 2020

Poca emozione per i morti di Bergamo

Mesta esecuzione – resa più gelida dal (non) commento Rai, con la ripresa quasi fissa e un audio da spettacolo all’aperto senza amplificatori. Seguita da pochi, 2,4 milioni di spettatori, benché annunciata e spiegata dai media, e dal Quirinale – il presidente Mattarella ha speso a Bergano la giornata, facendone una sorta di giornata nazionale del lutto.  
È l’aspetto dell’esecuzione, per quanto musicalmente curata, che più ha fatto presa - più della musica triste di Donizetti per la morte improvvisa, prematura, del rivale-amico Bellini, per il quale il Requiem fu composto: la non partecipazione al ricordo di tanti morti - seimila si dice solo attorno a Bergamo. La non partecipazione al lutto, anche se non proposto come nazionale, come avrebbe voluto il presidente della Repubblica.
Il perché non si può sapere. Ma non ce ne sono molti. O è il desiderio dei più, più o meno inconscio, di lasciarsi dietro la pandemia, di fare come se fosse finita e dimenticata. Oppure Bergamo non suscita emozioni, malgrado i tanti morti: una città che spesso ha diffuso l’odio, e al contagio non ha saputo rispondere con la giusta misura – i morti avrebbero potuto essere seicento, o sessanta, o anche solo sei, perché no, in tanti altri posti è stato limitato il sacrificio umano.
Gaetano Donizetti, Messa da Requiem, Cimitero Monumentale di Bergamo


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