Poca emozione per i morti di Bergamo
Mesta esecuzione
– resa più gelida dal (non) commento Rai, con la ripresa quasi fissa e un audio
da spettacolo all’aperto senza amplificatori. Seguita da pochi, 2,4 milioni di
spettatori, benché annunciata e spiegata dai media, e dal Quirinale – il
presidente Mattarella ha speso a Bergano la giornata, facendone una sorta di
giornata nazionale del lutto.
È l’aspetto dell’esecuzione,
per quanto musicalmente curata, che più ha fatto presa - più della musica
triste di Donizetti per la morte improvvisa, prematura, del rivale-amico
Bellini, per il quale il Requiem fu composto: la non partecipazione al ricordo
di tanti morti - seimila si dice solo attorno a Bergamo. La non partecipazione
al lutto, anche se non proposto come nazionale, come avrebbe voluto il
presidente della Repubblica.
Il perché non si
può sapere. Ma non ce ne sono molti. O è il desiderio dei più, più o meno
inconscio, di lasciarsi dietro la pandemia, di fare come se fosse finita e
dimenticata. Oppure Bergamo non suscita emozioni, malgrado i tanti morti: una
città che spesso ha diffuso l’odio, e al contagio non ha saputo rispondere con
la giusta misura – i morti avrebbero potuto essere seicento, o sessanta, o
anche solo sei, perché no, in tanti altri posti è stato limitato il sacrificio
umano.
Gaetano Donizetti, Messa da Requiem, Cimitero Monumentale
di Bergamo
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