Secondi pensieri - 421
zeulig
Capitalismo
– È
un più che si accresce del meno. Del plusvalore nella produzione, a danno di
chi lavora, nel senso di Marx. Ma più in generale, in un quadro di risorse
limitate, definite. Con la rendita fondiaria, l’interesse, la speculazione
finanziaria, a danno del risparmio. È il suo limite. Che può essere governato,
ma più spesso non lo è: è la forza contro la debolezza.
Il neo capitalismo (fordismo) voleva
fare ricco anche il povero, far marciare i due insieme, lasciando un margine al
produttore (plusvalore) per il consumo, che diventa una sorta di motore
perpetuo della ricchezza universale.
Condizione
umana –
È diventata quella del lago vulcanico – l’immagine è dello scrittore Savinio,
nel monologo che apre il dramma “Alcesti”: “L’uomo non è più comandato da Dio,
si comanda da sé. Differenza come tra il lago alimentato dal fiume e il lago
vulcanico, che si alimenta da sé: dal
proprio fondo”.
Conquista
–
“Il segreto del conquistatore è si essere passivo”, Alberto Savinio, “Alcesti
di Samuele”: “Sentire il proprio vuoto e
cercare di riempirlo per fecondazione altrui”.
Savinio lo fa dire a Roosevelt,
“conquistatore del mondo” nella guerra contro Hitler: “Fare senza saper di
fare. Senza programma. Senza preconcetti. Senza fine prestabilito…. Senza minacce.
I conquistatori che non fanno paura”, dice lo scrittore, “a differenza dei Tedeschi”.
L’ultimo caso si direbbe della Cina ora con
gli Stati Uniti.
Dio – “Dio nasce in
Asia e muore in Europa”, è considerazione ancora di Savinio, “Alcesti d
Samuele”: “L’Europa divide Dio. Così vuole la ragione di questa terra. Di un
Dio fa tanti dei. Piccolissimi. Minuscoli. Tanti quanti sono gli uomini. E ogni
uomo, così, diventa un minuscolo dio”.
Europa
–
Nasce nei misteri, è l’argomentazione di R. Calasso, “Le nozze di Cadmo e
Armonia”, al cap. 1: Creta è il nucleo originario dell’Europa, ed è anche quella
che avvia i misteri, pur vivendoli in modo fanciullesco, acritico, astorico. È
l’Attica, spiega ancora Calasso, che produce misteri – elaborando quelli di Creta. La
terra cioè del logos, se non della ratio.
Globalizzazione – È entrata
presto in crisi perché ha rotto il patto neo capitalista. Progettualmente su un
universo neo capitalista più largo. Ma ha finito per spostarlo a beneficio di
altre aree, altre popolazioni, altri regimi politici (non democratici). A danno
del modello iniziale. Produce povertà in un’area a vantaggio di un’altra. In pratica
ha ricostituito il modello pre-neocapitalista. Ricostituendo il modello dello sfruttamento.
Attraverso strumenti più sofisticati: la mediazione, la copia, la
contraffazione, e la banca d’affari – l’interminabile ingestibile catena della
intermediazione finanziaria. Ma non meno distruttivi di quelli del mondo
precedente.
Metafisica – Calasso (“Cadmo e Armonia”, 95) la dice una
deriva erotica. Dopo aver analizzato “la mirabile dissimmetria su cui si fonda
l’amore ateniese per i ragazzi” come “descritta con la più minuta precisione
dal geometra erotico, Platone”. La cosa è semplice: “cedere all’amante”. Ma gli
Ateniesi sono diversi dai loro vicini, “un po’ più complicati e screziati,
anche nella «legge sull’amore»”, e s’inventano la parola. Non “rudi galanterie,
ma l’avio fiammeggiante di ciò che un giorno, usando una parola greca senza
ricordarne l’origine, si chiamerà «metafisica»”.
Mito – Secondo Rosmini,
“Storia dell’empietà”, il mito – i miti – è la narrazione del mondo dei
Giganti. Gli essere umani che si indiavano. Anti-diluviani, tramandati da Noè e
dai suoi figli che li avevano conosciuti. Una spiegazione come un’altra – sul
presupposto che le origini e la funzione del mito siano misteriose.
Le
compilazioni, invece, da Graves a Kéreniy e Calasso, lo storicizzano. Alla
maniera di Evemero, che legava i miti agli eroi e ai re. Né favola né mistero. E
neppure logica.
La
storia (il mito) come cronaca. Ma di una cronaca che si sa impossibile, perché
la divinizzazione di re e eroi (evemerismo) è venuta dopo, per ragioni
politiche, mentre il mito è anteriore.
Il
mito non ha buone opinione, contrariamente alla vulgata - epica, lirica, elegiaca.
I miti inventati dai greci erano riprovevoli per
Senofane, ridicoli per gli illuministi ionici (Talete, Anassimandro, Anassimene),
matti per Cicerone, scandalosi e corrotti per la patristica e sant’Agostino,
favolosi per Francesco Bacone.
Il mito del mito è recente. Ancora Max Müller (1823-1900), il
primo titolare di una cattedra di Filologia comparata, professore a Oxford, si
impegnava a spiegare “ciò che nella mitologia greca c’è di stupido, di assurdo
e di selvaggio, da far inorridire il più selvaggio dei pellirosse”.
Oligarchia – È la forma di
reggimento politico diffusa oggi, seppure sotto il nome di democrazia. I governi
democratici sono dei pochi e immutabili, seppure strutture aperte con cooptazioni
e uscite. Una struttura autoriproduttiva e e durevole, sulla quale i mutamenti
elettorali incidono poco o nulla – moti umorali. Sono quarant’anni, dalla crisi
fiscale dello Stato liberale e da quella dello Stato sovietico, che nessuna novità
politica si registra. Con scarsa
articolazione politica peraltro, oltre che poco incisiva, se non in superficie,
tra destra e sinistra, tra conservazione e progresso, sperimentazione. Limitata
al finanziamento pubblico – alla disposizione della risorsa fiscale. Che comunque
finisce per articolarsi sugli interessi e le progettualità della struttura di
potere, per quanto magmatica.
Risparmio – Era una virtù,
la virtù economica per eccellenza, è una colpa. L’Italia più risparmiosa al
mondo, insieme con il Giappone. Le lezioni di Einaudi, e di ogni scienziato delle
Finanze esperto. La giornata del risparmio. Un serbatoio per gli investimenti,
tramite le banche. Un accumulo senza sfruttamento.
Risparmiava
in qualche modo anche l’America spendacciona, con i fondi ad accumulo per l’istruzione
dei figli.
Ora
la Germania, economa per eccellenza, può pretendere che il risparmio si punito
con una patrimoniale – un’altra, ce ne sono già alcune, sulla casa, su depositi.
Il
risparmio ora va punito: è la proprietà, è una colpa. Ma non per ragioni
sociali o di equidistribuzione, per aumentare la liquidità, l’orizzonte della speculazione
– la Germania è un caso a parte, di psicologia sociale.
Storia – Si suppone, si
dice, la cronaca – una storia annalistica. Mentre è il suo contrario – è il rovescio
del tappeto, la trama.
C.A.,
famoso poi conduttore tv e scrittore, a suo tempo inopinato capo servizio
cronaca in un quotidiano, si limitava a proporre tutti i minuti eventi che l’agenzia
Ansa proponeva alla ripresa del servizio, occorsi durante la notte o nelle
prime ore del giorno.
L’aneddoto
non è da ridere: C.A. non selezionava (proponeva): quella era la cronaca, l’elenco.
La scelta sarebbe stata non più giornalismo (“giornalismo puro”), ma storia.
Verità – È il luogo dei molti – una sorta di conventio
ad excludendum, ma aperta, non faziosa. Anche in epoca di crisi, autogena
(è la verità della crisi) o indotta.
Un
luogo che non è il common sense, ma
quello duraturo. Sotto traccia. Inteso anche se non proclamato. E una forma di resistenza.
Della
persistenza come resistenza, e non come accumulo – del quale può anche fare a
meno: i punti di forza (durata) sono minimi, impercettibili, anche
indecifrabili.
zeulig@antiit.eu
Nessun commento:
Posta un commento