giovedì 4 giugno 2020

Secondi pensieri - 421

zeulig

Capitalismo – È un più che si accresce del meno. Del plusvalore nella produzione, a danno di chi lavora, nel senso di Marx. Ma più in generale, in un quadro di risorse limitate, definite. Con la rendita fondiaria, l’interesse, la speculazione finanziaria, a danno del risparmio. È il suo limite. Che può essere governato, ma più spesso non lo è: è la forza contro la debolezza.
Il neo capitalismo (fordismo) voleva fare ricco anche il povero, far marciare i due insieme, lasciando un margine al produttore (plusvalore) per il consumo, che diventa una sorta di motore perpetuo della ricchezza universale.
 
Condizione umana – È diventata quella del lago vulcanico – l’immagine è dello scrittore Savinio, nel monologo che apre il dramma “Alcesti”: “L’uomo non è più comandato da Dio, si comanda da sé. Differenza come tra il lago alimentato dal fiume e il lago vulcanico,  che si alimenta da sé: dal proprio fondo”.
 
Conquista – “Il segreto del conquistatore è si essere passivo”, Alberto Savinio, “Alcesti di Samuele”:  “Sentire il proprio vuoto e cercare di riempirlo per fecondazione altrui”.
Savinio lo fa dire a Roosevelt, “conquistatore del mondo” nella guerra contro Hitler: “Fare senza saper di fare. Senza programma. Senza preconcetti. Senza fine prestabilito…. Senza minacce. I conquistatori che non fanno paura”, dice lo scrittore, “a differenza dei Tedeschi”.
L’ultimo caso si direbbe della Cina ora con gli Stati Uniti.
 
Dio – “Dio nasce in Asia e muore in Europa”, è considerazione ancora di Savinio, “Alcesti d Samuele”: “L’Europa divide Dio. Così vuole la ragione di questa terra. Di un Dio fa tanti dei. Piccolissimi. Minuscoli. Tanti quanti sono gli uomini. E ogni uomo, così, diventa un minuscolo dio”.
 
Europa – Nasce nei misteri, è l’argomentazione di R. Calasso, “Le nozze di Cadmo e Armonia”, al cap. 1: Creta è il nucleo originario dell’Europa, ed è anche quella che avvia i misteri, pur vivendoli in modo fanciullesco, acritico, astorico. È l’Attica, spiega ancora Calasso, che produce misteri – elaborando quelli di Creta. La terra cioè del logos, se non della ratio.

Globalizzazione – È entrata presto in crisi perché ha rotto il patto neo capitalista. Progettualmente su un universo neo capitalista più largo. Ma ha finito per spostarlo a beneficio di altre aree, altre popolazioni, altri regimi politici (non democratici). A danno del modello iniziale. Produce povertà in un’area a vantaggio di un’altra. In pratica ha ricostituito il modello pre-neocapitalista.  Ricostituendo il modello dello sfruttamento. Attraverso strumenti più sofisticati: la mediazione, la copia, la contraffazione, e la banca d’affari – l’interminabile ingestibile catena della intermediazione finanziaria. Ma non meno distruttivi di quelli del mondo precedente.
 
Metafisica  Calasso (“Cadmo e Armonia”, 95) la dice una deriva erotica. Dopo aver analizzato “la mirabile dissimmetria su cui si fonda l’amore ateniese per i ragazzi” come “descritta con la più minuta precisione dal geometra erotico, Platone”. La cosa è semplice: “cedere all’amante”. Ma gli Ateniesi sono diversi dai loro vicini, “un po’ più complicati e screziati, anche nella «legge sull’amore»”, e s’inventano la parola. Non “rudi galanterie, ma l’avio fiammeggiante di ciò che un giorno, usando una parola greca senza ricordarne l’origine, si chiamerà «metafisica»”.
 
Mito – Secondo Rosmini, “Storia dell’empietà”, il mito – i miti – è la narrazione del mondo dei Giganti. Gli essere umani che si indiavano. Anti-diluviani, tramandati da Noè e dai suoi figli che li avevano conosciuti. Una spiegazione come un’altra – sul presupposto che le origini e la funzione del mito siano misteriose.
Le compilazioni, invece, da Graves a Kéreniy e Calasso, lo storicizzano. Alla maniera di Evemero, che legava i miti agli eroi e ai re. Né favola né mistero. E neppure logica.
La storia (il mito) come cronaca. Ma di una cronaca che si sa impossibile, perché la divinizzazione di re e eroi (evemerismo) è venuta dopo, per ragioni politiche, mentre il mito è anteriore.
 
Il mito non ha buone opinione, contrariamente alla vulgata - epica, lirica, elegiaca. I miti inventati dai greci erano riprovevoli per Senofane, ridicoli per gli illuministi ionici (Talete, Anassimandro, Anassimene), matti per Cicerone, scandalosi e corrotti per la patristica e sant’Agostino, favolosi per Francesco Bacone.
Il mito del mito è recente. Ancora Max Müller (1823-1900), il primo titolare di una cattedra di Filologia comparata, professore a Oxford, si impegnava a spiegare “ciò che nella mitologia greca c’è di stupido, di assurdo e di selvaggio, da far inorridire il più selvaggio dei pellirosse”.
 
Oligarchia – È la forma di reggimento politico diffusa oggi, seppure sotto il nome di democrazia. I governi democratici sono dei pochi e immutabili, seppure strutture aperte con cooptazioni e uscite. Una struttura autoriproduttiva e e durevole, sulla quale i mutamenti elettorali incidono poco o nulla – moti umorali. Sono quarant’anni, dalla crisi fiscale dello Stato liberale e da quella dello Stato sovietico, che nessuna novità politica si registra. Con scarsa  articolazione politica peraltro, oltre che poco incisiva, se non in superficie, tra destra e sinistra, tra conservazione e progresso, sperimentazione. Limitata al finanziamento pubblico – alla disposizione della risorsa fiscale. Che comunque finisce per articolarsi sugli interessi e le progettualità della struttura di potere, per quanto magmatica.
 
Risparmio – Era una virtù, la virtù economica per eccellenza, è una colpa. L’Italia più risparmiosa al mondo, insieme con il Giappone. Le lezioni di Einaudi, e di ogni scienziato delle Finanze esperto. La giornata del risparmio. Un serbatoio per gli investimenti, tramite le banche. Un accumulo senza sfruttamento.
Risparmiava in qualche modo anche l’America spendacciona, con i fondi ad accumulo per l’istruzione dei figli.
Ora la Germania, economa per eccellenza, può pretendere che il risparmio si punito con una patrimoniale – un’altra, ce ne sono già alcune, sulla casa, su depositi.
Il risparmio ora va punito: è la proprietà, è una colpa. Ma non per ragioni sociali o di equidistribuzione, per aumentare la liquidità, l’orizzonte della speculazione – la Germania è un caso a parte, di psicologia sociale.
 
Storia – Si suppone, si dice, la cronaca – una storia annalistica. Mentre è il suo contrario – è il rovescio del tappeto, la trama.
C.A., famoso poi conduttore tv e scrittore, a suo tempo inopinato capo servizio cronaca in un quotidiano, si limitava a proporre tutti i minuti eventi che l’agenzia Ansa proponeva alla ripresa del servizio, occorsi durante la notte o nelle prime ore del giorno.
L’aneddoto non è da ridere: C.A. non selezionava (proponeva): quella era la cronaca, l’elenco. La scelta sarebbe stata non più giornalismo (“giornalismo puro”), ma storia.
 
Verità – È il luogo dei molti – una  sorta di conventio ad excludendum, ma aperta, non faziosa. Anche in epoca di crisi, autogena (è la verità della crisi) o indotta.
Un luogo che non è il common sense, ma quello duraturo. Sotto traccia. Inteso anche se non  proclamato. E una forma di resistenza.
Della persistenza come resistenza, e non come accumulo – del quale può anche fare a meno: i punti di forza (durata) sono minimi, impercettibili, anche indecifrabili.

zeulig@antiit.eu

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