Viaggio attorno a Ceronetti
L’invito non è allettante:
l’Albergo Italia è il luogo delle insonnie, agitato, occupate da “una folla
immensa e minacciosa di cretini – di cretini tutti uguali”. Che l’autore guarda
“con faccia lewiscarrolliana di uccello notturno che non fa capire i
geroglifici che pensa”. Il che non esclude che “ci siano dei piaceri anche per
noi arrostiti”. Barocchetto, troppo. Ma il libro no, è pieno di umori.
Un viaggio per modo di dire, fra
le cose che Ceronetti ama e quelle che odia, tutte sghiribillose. Virgilio
lombardo – e Mantova tra Virgilio e la Montedison (ma in lode dell’Italsider a
Cornigliano, e a Bagnoli, che fumigava dietro Posillipo, con questo incipit: “Nessun
luogo, in Italia, mi sembra più insopportabile e disumano, per viverci, di
Napoli, ma se si va a Bagnoli, nel recinto dell’Italsider, è un’oasi”). I
cimiteri, Staglieno, il Père-Lachaise - il segno della forza della Francia. Don
Bosco satanico, ex intrattenitore di paese. Venezia. “Ci vado, di solito, in
pieno inverno, incontro solo ubriachi.
Tutto questo e molto altro, le
occorrenze quotidiane dell’umorale Ceronetti, entusiasta o cattivo senza
criterio. Nostalgico per lo più: le Canzoni da una lira, il Gelato da una lira,
i Preti da un lira. Genova e Trieste. Roma, e a Roma il quartiere Prati. Si finisce
con “Italoshima”, che è tutto dire – ed era il 1985, l’Italia era la quinta, o
la quarta, potenza economica mondiale.
Un viaggio nelle fisime di
Ceronetti - “Ci sono vari gradi nella fisionomia melensa: il primato ce l’ha il
turista giapponese”. Sciltian celebrato in morte con una deprecazione – lo salva
solo il cappello Borsalino. L’elogio del Borsalino. La celebrazione, invece, di
Sironi, “questo notissimo sconosciuto”, il miglior fabbro. Ma un giusto recupero
di Foscolo, “Alla sera” – eravamo rimasti al vituperio di Gadda.
Guido Ceronetti, Albergo Italia
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