venerdì 10 luglio 2020

Dio è il racconto di Dio

La memoria “di Dio come oggetto, e Dio come soggetto”. Le due cose, ricordarsi di Dio e che Dio si ricordi di noi, sono in dialettica costante. In antico, nel tempio c’erano gli “svegliatori”, che ogni mattina aprivano la giornata col salmo: “Perché dormi? Svegliati”. Rivolto a Dio, e agli uomini.
Dio è il racconto di Dio - di Dio come oggetto, si direbbe, e di Dio come soggetto.
Il “racconto di Dio” è “il rapporto con Lui. In tutt’e due i sensi: stare a sentire Dio che si racconta e pregare Dio che stia a sentire noi che gli raccontiamo. Questa è la condizione fondamentale di ogni fede”.
Piano, arguto, un altro concetto di Dio. Per l’ebraismo, ma anche per il cristianesimo. In ebraico “il concetto di storia si pensa e si esprime” come memoria, “come una sequenza di generazioni che ricevono ciascuna dalle precedenti e trasmettono ciascuna alla seguente”. Nella storia biblica, ebraica, “la stella polare è il ricordo (Zachor)”. Storia è ricordare, se ne parla “in termini di toledot (generazione)”, “di contro al concetto greco-latino di historia, che viene da indagare”. O della “storia come genealogia” – “nella coscienza ebraica, anche nella mia, la passione per le genealogia è dominante”. L’esigenza è “conservare il nome”: questo resta, per altre cose non si vive comunque abbastanza.
Una delle ultime conferenze di De Benedetti, biblista, teologo, non fondamentalista, anzi “un po’ marrano” (“a chi mi chiede se sono ebreo o cristiano, io risponde secondo i giorni: sono cristiano la domenica, ed ebreo… tutti gli altri giorni”), con arguzia e profondità, semplice sempre. Pdb è uno dei bersagli delle mascalzonate (“incarrighiane”) di U.Eco, col quale condivise per molti anni il lavoro redazionale alla Bompiani: “Non si sa mai se PDB\ quando parla piano piano\ è ortodosso oppur marrano:\ lui è fatto un po’ così!”
A cura e con una concettosa introduzione di Francesca Nodari. E una nota bio-bibliografica.
Paolo De Benedetti, La memoria di Dio, Mimesis, pp. 53 € 5


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