Erdogan, il mercante di immigrati
Arrivano bastimenti carichi di contagiati, dalla Turchia.
Non per caso: la navigazione è lunga ma la direzione precisa - la rotta è
vecchia di millenni, quella che ha portato alla Magna Grecia, la traccia
jonica. E non con pietas, ma come
sfida.
La Turchia è occhiutissima, quella di Erdogan ancora di più:
non c’è movimento in Turchia, sia pure lo spostamento della macchina da un
parcheggio all’altro, che sfugga alla polizia. Non si parte dalla Turchia di nascosto
o per caso.
Il presidente turco ha fatto dell’immigrazione un caso
dichiarato di politica, di mercanteggiamento. Apre e chiude le frontiere
all’immigrazione irregolare con assoluto cinismo, per calcolo – a niente
contano gli obblighi di diritto internazionale.
Erdogan, soprannominato il Sultano, lo è in ogni senso. Come
quello che si ritiene legibus solutus, senza legge, e che disprezza ogni altro. Specie in Europa, confrontandosi con i Conte e
i Di Maio. Dove il pezzo forte è Merkel, ed è tutto dire, che finanzia
lautamente (fa finanziare da noi e gli altri europei) Erdogan per quello che
Erdogan dovrebbe comunque fare in base al diritto. Gli accordi Merkel-Erdogan
sull’immigrazione sono immorali e impolitici. E questa è tutta la
questione.
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