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giovedì 30 luglio 2020

Gli umori di Sciascia, neri

Gli umori di Sciascia erano più spesso malumori. Ne resta l’immagine gioviale, cara a amici e visitatori, ma di carattere non lo era. Litigava spesso, può succedere (allora non era di moda farlo, per la audience), ma non per un momento d’ira, non si sgonfiava, era tenace: in pubblico era scorbutico, nelle riflessioni pure. “Quelli che la pensano come noi appunto sono quelli che non la pensano come noi”.
Mai in pace con la Sicilia, di cui pure apprezza e valorizza tutto, carte, usi, i nomi delle donne, almeno fino al Cinquecento, i dolci. Non trova buoni lettori del “Don Chisciotte” fino a Vittorio Bodini. Distingue netto fra “scrittori” e non, quando argomenta contro Raymond Roussel, della cui morte pure si è occupato. I giovani trova inconcludenti – quali? Il fascismo è lo Stato. Si scorrono le pagine di di questi dieci anni di diario in pubblico, dal 1969, su “L’Ora”, “La Stampa” e il “Corriere della sera”, come alla lezione del maestro, senza il brio dei racconti.
Richiama compiaciuto il suo assioma “l’Italia è agitata da un estremismo che non sta agli estremi”, da “un estremismo di centro”. Sessista anche, il giusto – “il pudore delle donne è un’invenzione degli uomini”. Ma nient’altro, non un solo personaggio femminile, neanche scolorito. Tratta per un paio di pagine Petrarca per ridicolizzare Laura e la poesia per Laura: “Giovane sposata ad uno che per essere soprannominato il vecchio probabilmente lo era, madre di undici figli”, per finire “oggetto di un seviziamento impareggiabile da parte di Francesco Petrarca (a tal punto che deve morire prima d’invecchiare, e nello stesso mese, giorno ed ora del primo incontro con il poeta)”. Laura del marchese di Sade: “Il «Canzoniere» il marchese l’avrà letto come una sublime «Histoire d’O»”.
Pessimista, si sapeva - è la cifra dell’uomo pensante. Sciascia stesso se lo dice presentando la raccolta, senza ironia: “Il titolo vuole essere parodistica risposta all’accusa di pessimismo che di solito mi si rivolge: la nera scrittura sulla nera pagina della realtà”. Ma infastidito – come in questa annotazione, che pone in copertina. Il giornale è uniforme, tutti fatti con lo stesso stampo. Il peggior fascismo è quello di Bottai e Ciano, confusionario.
Leonardo Sciascia, Nero su nero


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