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Gli umori di Sciascia, neri
Gli umori di Sciascia erano più
spesso malumori. Ne resta l’immagine gioviale, cara a amici e visitatori, ma di
carattere non lo era. Litigava spesso, può succedere (allora non era di moda
farlo, per la audience), ma non per un
momento d’ira, non si sgonfiava, era tenace: in pubblico era scorbutico, nelle
riflessioni pure. “Quelli che la pensano come noi appunto sono quelli che non
la pensano come noi”.
Mai in pace con la Sicilia, di
cui pure apprezza e valorizza tutto, carte, usi, i nomi delle donne, almeno fino
al Cinquecento, i dolci. Non trova buoni lettori del “Don Chisciotte” fino a
Vittorio Bodini. Distingue netto fra “scrittori” e non, quando argomenta contro
Raymond Roussel, della cui morte pure si è occupato. I giovani trova
inconcludenti – quali? Il fascismo è lo Stato. Si scorrono le pagine di di
questi dieci anni di diario in pubblico, dal 1969, su “L’Ora”, “La Stampa” e il
“Corriere della sera”, come alla lezione del maestro, senza il brio dei
racconti.
Richiama compiaciuto il suo assioma
“l’Italia è agitata da un estremismo che non sta agli estremi”, da “un
estremismo di centro”. Sessista anche, il giusto – “il pudore delle donne è un’invenzione
degli uomini”. Ma nient’altro, non un solo personaggio femminile, neanche scolorito.
Tratta per un paio di pagine Petrarca per ridicolizzare Laura e la poesia per
Laura: “Giovane sposata ad uno che per essere soprannominato il vecchio
probabilmente lo era, madre di undici figli”, per finire “oggetto di un seviziamento
impareggiabile da parte di Francesco Petrarca (a tal punto che deve morire prima d’invecchiare, e nello
stesso mese, giorno ed ora del primo incontro con il poeta)”. Laura del
marchese di Sade: “Il «Canzoniere» il marchese l’avrà letto come una sublime «Histoire
d’O»”.
Pessimista, si sapeva - è la cifra
dell’uomo pensante. Sciascia stesso se lo dice presentando la raccolta, senza ironia: “Il
titolo vuole essere parodistica risposta all’accusa di pessimismo che di solito
mi si rivolge: la nera scrittura sulla nera pagina della realtà”. Ma infastidito
– come in questa annotazione, che pone in copertina. Il giornale è uniforme,
tutti fatti con lo stesso stampo. Il peggior fascismo è quello di Bottai e
Ciano, confusionario.
Leonardo Sciascia, Nero su nero
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