Il metodo Céline
Céline si intervista, per una
volta
bonario. Se la prende con Gallimard, che si arricchisce a sue spese, ma per finta. Si sente isolato, è il 1955,
dopo averlo voluto tutta la vita, insolentendo questo e quello, e ora vuole
fare pace: “Mi hanno messo l’etichetta di attentatore, stupratore della lingua
francese… fin dal ’32”, lamenta. Fin dai suoi inizi di scrittore, come a dire:
non sono stato mai accettato. Ma anche questo per finta: lo ricorda per
ribadirlo, che lui ha cambiato, sì, stravolto, rivoluzionato la lingua
narrativa.
Un libro di Céline su Céline. Con
temi e modi non nuovi nella sua vasta produzione, di prima della guerra e
subito dopo. Ma pieno di umori e quasi ridente. Come per lasciarsi dietro la
fama sulfurea, di cui fa materia di scherzo. Col metodo sempre dell’abominio e
la colpa.
Lo scritto è occasionale ma
ponderato e curato.La sua pubblicazione prese tre numeri della rivista
Gallimard, “Nouvelle N.R.F.”, in un dialogo difficoltoso col
direttore-redattore Paulhan, Céline ci teneva. Naturalmente a suo modo, come
qui reitera, solo per soldi. Di fatto, per spiegare come ha lavorato e lavora.
Col vecchio commento
dell’edizione Einaudi, di Gianni Celati, e una nuova presentazione di Marina
Cardelli.
Louis-Ferdinand Céline, Colloqui con il professor Y, Quodlibet,
pp. 148 € 15
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