domenica 26 luglio 2020

Il racconto del millennio, in equilibrio instabile

Deve aver sofferto molto Sandro Veronesi quest’anno, per la Juve incapace di Sarri, per la quale si era appena speso con l’inno “l’Juventus”, come la sua squadra del cuore viene chiamata nella sua città, Firenze. Il successo di lettori e il premio Strega, il secondo in pochi anni, lo consola. E bisogna dire che la storia si legge, si regge. Già un risultato, dopo gli ultimi due o tre Strega, sul nulla.
Marco Carrera, oculista onorato a Firenze, media età, riceve la visita  a sorpresa di uno psicanalista “calvo e barbuto”, che si presenta come l’analista della di lui moglie, venuto a comunicargli che il matrimonio “è finito da un pezzo” e che “di figlio ce ne sarà un altro, tra poco, ma non sarà suo”. Contro ogni deontologia, ma l’analista è solo il genietto della lampada. Del resto, anche il dottore ama un’alt8ra, seppure per corrispondenza. Il seguito è facilmente immaginabile. Ma non è un vaudeville, una commediola per ridere.
La storia si amplia alla generazione: i genitori del dottor Carrera, non si dice ma sessantottini, padre ingegnere, madre architetta snob che tradisce il padre per abito mentale, il fratello un po’ vago, la sorella ribelle morta. Alla borghesia fiorentina. A Firenze. E ai grandi temi: la famiglia, l’amore, il dolore, la verità. Che Carrera rivede con l’equilibrio del colibrì, l’uccellino che sa restare immobile a mezz’aria col rapidissimo impercettibile fremito delle ali. Con sofferenza, ma non è nemmeno un romanzo del lutto.
Il secondo Strega ha coronato Veronesi - a prescindere dalle virtù della editrice della Nave di Teseo, Elisabetta  Sgarbi, che monopolizza tutto in questi mesi di quarantena, recensioni, elogi, premi, pubblicità, classifiche, serate, talk-show - scrittore di riferimento del primo Duemila. Che sembra strano, giacché il millennio bene o male conta già venti anni: chi altri? Ma questo “Colibrì” sta alla pari con “Gli indifferenti” di Moravia un secolo fa, o poco meno. Come riferimento della contemporaneità.
E qui il discorso si complica. Perché sono inevitabili i raffronti storici, e del Duemila non si sa che pensare. Mentre Moravia percuote la sua borghesia quella di un secolo dopo Veronesi la molcisce, e anzi la redime nella buona morte, assistita, tutte le insofferenze, le protervie e le cattiverie assolvendo nel pianto. Senza colpa naturalmente di Veronesi – sperando che stanotte l’Juventus riesca a vincere quest’anno di (dis)grazia almeno qualcosa.    
Sandro Veronesi, Il colibrì, La Nave di Teseo, pp. 368 € 20


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