venerdì 24 luglio 2020

Islam è bello

Claudio Monge, un domenicano che vive a Istanbul, dove dirige un Centro domenicano per il dialogo interreligioso e culturale, dà oggi, giorno della consacrazione islamica in pompa di Santa Sofia, su “la Repubblica” questo ordine di spiegazioni. Primo, la colpa è dei cristiani e dell’Occidente: “Chi parla di sfregio alla cristianità sembra non avere la più pallida idea che a Santa Sofia i cristiani si sono aspramente combattuti fra di loro per secoli”. Mentre Erdogan “trova una sponda perfetta in un certo Occidente dove sono più che mai vive le logiche da crociata, da tifoseria, facilmente eccitabili con l’ostentazione blasfema dei simboli religiosi” – lui però no, Erdogan non è blasfemo. Secondo, ai vescovi americani in lutto, dice: “Vorrei far notare che da 580 anni Santa Sofia non è luogo di preghiera cristiana!”
Sul settimanale del quotidiano, “il Venerdì di Repubblica”, per la stessa evenienza Filippo Di Giacomo fa parlare un gesuita professore di teologia all’università Gregoriana, Felix Körner. Il cui messaggio così sintetizza: “I cristiani dovrebbero rallegrarsi, perché, dopo 85 anni durante i quali era stata ridotta a museo, Hagia Sophia finalmente verrà nuovamente usata per la preghiera”. Ottima il gesuita dice anche la situazione delle minoranze cristiane in Turchia e nel mondo islamico, greci, armeni e di altra etnia – qui con le sue proprie parole: “Non sono trattate peggio delle minoranze religiose che risiedono nella maggior parte dei Paesi cristiani”. Vengono cioè nella maggior parte dei Paesi cristiani tranquillamente trucidate, a tiro singolo o in gruppo, come avviene in Egitto, in Pakistan e nella stessa Turchia?   
Per i preti islam è bello? Si capisce la confusione in Vaticano, e la solitudine del papa, dopo i tanti errori commessi con l’islam – Körner si definisce “consigliere del papa per le questioni islamiche” – e nel dialogo delle fedi. Ma con un senso di sconforto per tanta inettitudine, incultura anche, di ordini religiosi pure famosi per capacità critica e sapere. Sembra il racconto di Gogol': cosa non si fa per uscire sui giornali.


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