Islam è bello
Claudio Monge, un domenicano che vive a
Istanbul, dove dirige un Centro domenicano per il dialogo interreligioso e
culturale, dà oggi, giorno della consacrazione islamica in pompa di Santa
Sofia, su “la Repubblica” questo ordine di spiegazioni. Primo, la colpa è dei
cristiani e dell’Occidente: “Chi parla di sfregio alla cristianità sembra non
avere la più pallida idea che a Santa Sofia i cristiani si sono aspramente
combattuti fra di loro per secoli”. Mentre Erdogan “trova una sponda perfetta
in un certo Occidente dove sono più che mai vive le logiche da crociata, da
tifoseria, facilmente eccitabili con l’ostentazione blasfema dei simboli
religiosi” – lui però no, Erdogan non è blasfemo. Secondo, ai vescovi americani
in lutto, dice: “Vorrei far notare che da 580 anni Santa Sofia non è luogo di preghiera
cristiana!”
Sul settimanale del quotidiano, “il Venerdì di
Repubblica”, per la stessa evenienza Filippo Di Giacomo fa parlare un gesuita
professore di teologia all’università Gregoriana, Felix Körner. Il cui
messaggio così sintetizza: “I cristiani dovrebbero rallegrarsi, perché, dopo 85
anni durante i quali era stata ridotta a museo, Hagia Sophia finalmente verrà
nuovamente usata per la preghiera”. Ottima il gesuita dice anche la situazione delle
minoranze cristiane in Turchia e nel mondo islamico, greci, armeni e di altra
etnia – qui con le sue proprie parole: “Non sono trattate peggio delle
minoranze religiose che risiedono nella maggior parte dei Paesi cristiani”.
Vengono cioè nella maggior parte dei Paesi cristiani tranquillamente trucidate, a tiro singolo o in gruppo, come
avviene in Egitto, in Pakistan e nella stessa Turchia?
Per i preti islam è bello? Si capisce la
confusione in Vaticano, e la solitudine del papa, dopo i tanti errori commessi
con l’islam – Körner si definisce “consigliere del papa per le questioni islamiche”
– e nel dialogo delle fedi. Ma con un senso di sconforto per tanta
inettitudine, incultura anche, di ordini religiosi pure famosi per capacità
critica e sapere. Sembra il racconto di Gogol': cosa non si fa per uscire sui giornali.
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