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La democrazia delle mutande sporche
Per un accertamento antiriciclaggio sul suo compagno,
o ex compagno, si pubblicano i messaggi personali, familiari, che ha scambiato
con lui, del tipo: “Ferramenta € 10,25”,
con richiesta di rimborso. I messaggi del compagno sotto inchiesta a lui, Rocco Casalino, che è il
direttore della comunicazione di palazzo Chigi. Ma Casalino non protesta né se
la prende, anzi ne fa materia di lunghe interviste, con foto, sul “Corriere
della sera” e “la Repubblica”, e di gossip
sui social. Del tipo: sparlate pure di
me, ma parlatene.
Un concetto rovesciato della riservatezza, sventolando le mutande. L’uomo
immagine del presidente del consiglio Conte – e anche qualcosa di più: un
fortissimo lobbysta dei media: non esce una parola contro Conte, uno di grosso
mestiere – si penserebbe tenuto al decoro della funzione. Se lui personalmente
non ci tiene, uno che ha debuttato nella comunicazione al Grande Fratello e
vive all’insegna del “tutto purché faccia celebrity”,
si penserebbe che palazzo Chigi, Conte, il governo ci tengano alla riservatezza.
A un minimo di riservatezza, per un certo decoro della funzione, se non delle persone
che abitano il palazzo. Ma no, lo stesso palazzo ama i pettegolezzi – non offre
altro.
Si pensava che il decreto intercettazioni del governo 5 Stelle-Pd, che
lascia campo libero a ogni indiscrezione, si ambientasse nella logica wilsoniana,
per quanto perversa, o wikileaksiana, della “democrazia aperta”, e invece no, è
quella dei social: pubblicate tutto
quello che volete, ma pubblicate, altrimenti l’account soffre. La democrazia delle chiacchiere, delle mutande appunto sporche, del più sporco non si può.
Strana concezione politica. Ma forse è l’Italia, un paese di chiacchiere.
Non c’è scandalo per la pubblicazione della lista della spesa della coppia
Casalino. Nessuno che non professi la celebrity?
Ma, poi, l’Italia non è il Paese che ha un’Autorità per la Privacy, che paga
ogni anno decine di milioni, e non ha mai protetto nessuno? Giustificandosi con l’imporci
una dozzina di firme a ogni atto in banca o in assicurazione, compresa l’ineguagliabile
autocertificazione “io sono io”, quello del documento.
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