La giustizia mafiosa
Difficile evitare il senso di già visto nell’inchiesta
della Procura di Milano a carico di Fontana. Anche se Fontana, leghista, non è
per questo attrazione fatale.
Alla vigilia delle elezioni i giudici (ex) Dc
e (ex) Pci trovavano sempre due o tre scandali a carico di politici socialisti.
Da quando, nel 1968, attraverso il settimanale scandalistico “ABC”, Andreotti,
allora capo della Difesa e dei servizi segreti, non fornì le carte per ben quattro
processi a carico dei socialisti – gli altri amministravano senza colpe. I
media facevano finta che così fosse.
Lo schema andreottiano è stato da allora,
quindi per mezzo secolo, reiterato a ogni elezione, sia pure locale. Non essendoci
più i socialisti, lo schema è stato utilizzato contro Berlusconi e i suoi. Da
qualche tempo ora contro la Lega. . Con ritorsioni, limitate, dei giudici di
destra contro i magnaccioni Pd. Un solo caso si registra contro i 5 Stelle, per lo stadio della Aa Roma, scandalo messo poi a tacere dalla Procura Pd
quando i 5 Stelle hanno fatto il governo col Pd.
Con indiscrezioni pilotate, in un primo tempo,
al “Corriere della sera” di Paolo Mieli e alla “Repubblica” di Scalfari e Mauro,
ora a “Report” e al “Fatto quotidiano”, invece che a “Abc”..
I processi poi si fanno e non si fanno, ma a
nessuno interessa più. Fra dieci anni magari si scoprirà che Fontana, invece
che una vittima, era un killer e uno spacciatore, ma a quel punto con interessa
più – non “fa notizia”.
Questo dice tutto sullo stato dei giudici
italiani, ben più degli intrighi di Palamara: la giustizia politica è la prima e
peggiore negazione della giustizia, in ogni sua forma. I Palamara ci sono sempre
stati, ed è inevitabile, i piccoli-grandi carrierismi. Ma tradire di proposito
la funzione inquirente e giurisdizionale per basse, piccole, sporche, trame di
partito, questo dovrebbe essere un delitto mafioso, come lo è, da 41 bis.
Nessun commento:
Posta un commento