lunedì 27 luglio 2020

La giustizia mafiosa

Difficile evitare il senso di già visto nell’inchiesta della Procura di Milano a carico di Fontana. Anche se Fontana, leghista, non è per questo attrazione fatale.
Alla vigilia delle elezioni i giudici (ex) Dc e (ex) Pci trovavano sempre due o tre scandali a carico di politici socialisti. Da quando, nel 1968, attraverso il settimanale scandalistico “ABC”, Andreotti, allora capo della Difesa e dei servizi segreti, non fornì le carte per ben quattro processi a carico dei socialisti – gli altri amministravano senza colpe. I media facevano finta che così fosse.
Lo schema andreottiano è stato da allora, quindi per mezzo secolo, reiterato a ogni elezione, sia pure locale. Non essendoci più i socialisti, lo schema è stato utilizzato contro Berlusconi e i suoi. Da qualche tempo ora contro la Lega. . Con ritorsioni, limitate, dei giudici di destra contro i magnaccioni Pd. Un solo caso si registra contro i 5 Stelle, per lo stadio della Aa Roma, scandalo messo poi a tacere dalla Procura Pd quando i 5 Stelle hanno fatto il governo col Pd.
Con indiscrezioni pilotate, in un primo tempo, al “Corriere della sera” di Paolo Mieli e alla “Repubblica” di Scalfari e Mauro, ora a “Report” e al “Fatto quotidiano”, invece che a “Abc”..
I processi poi si fanno e non si fanno, ma a nessuno interessa più. Fra dieci anni magari si scoprirà che Fontana, invece che una vittima, era un killer e uno spacciatore, ma a quel punto con interessa più – non “fa notizia”.
Questo dice tutto sullo stato dei giudici italiani, ben più degli intrighi di Palamara: la giustizia politica è la prima e peggiore negazione della giustizia, in ogni sua forma. I Palamara ci sono sempre stati, ed è inevitabile, i piccoli-grandi carrierismi. Ma tradire di proposito la funzione inquirente e giurisdizionale per basse, piccole, sporche, trame di partito, questo dovrebbe essere un delitto mafioso, come lo è, da 41 bis.


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