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Aragon e Breton – Due
francesi etnici, dicono i nomi, rinnovano un secolo fa, nel 1924, col manifesto
del surrealismo, le lettere francesi. Ci provano, due provinciali.
Bach
– “La
lingua musicale di Bach sta a quella di Mozart, e ancor più di Beethoven, come
la sfinge egizia sta alla statua greca che raffigura l’uomo”, è Wagner irriverente
in un inciso del “Giudaismo nella musica”, il saggio antisemita del 1850. Con una
coda: “Come la sfinge dal volto umano cerca di uscire dal corpo animale, così
la nobile testa umana di Bach si sforza per uscire da sotto la parrucca”.
Dialetto – “«Molta
parte dell’Anima nostra è dialetto», scriveva Croce sulla sua rivista ‘La
Critica’ agli inizi ‘900” è l’attacco di “Do you speak dialetto?”, brillante
servizio di Gaia Melone su “D”. con i linguisti Cortellazzo, Mioni, Regis sul
ritorno del dialetto. Su Instagram è un pullulare di rubriche che riesumano i modi
di dire popolari – tutte in inglese: Rome is more, Sicilian Says, Tuscanian
Says, Calabrian Says, Milano says.
Il dialetto si è imposto – o non
è stato imposto? – dalle serie di successo, “Suburra”, “Gomorra”, “L’amica
geniale”. Si scelgono nomi dialettali come brand
comerciali in quanto “segno e sinonimo di genuinità, purezza e tradizione”,
Regis. Che ci trova anche tracce identitarie, la fissa del momento: “C’è
sicuramente un aspetto identitario in questa riscoperta. L’aggettivo identitiario è da considerarsi però
non in senso politico, bensì legato … al desiderio di sentirsi vicini a casa,
agli amici”.
Senza trascurare l’espressività,
che Melone sintetizza con un Erri De Luca: “L’italiano è una lingua senza saliva,il napoletano
invece tiene uno sputo in bocca e fa attaccare bene le parole”.
Eros
–
Non c’è in Omero. È scoperta di Pascoli, “Il fanciullino”, 1897: “Non sono gli
amori, non sono le donne, per belle e dee che siano, che premono ai fanciulli;
sì le aste bronzee e i carri da guerra e i lunghi viaggi e le grandi traversie”
– Omero non ne parla perché Pascoli lo vuole
il cieco al braccio del fanciullo che lo guida, che vede quello che il
fanciullo vede,
L’omissione fu subito accantonata
e anzi se ne tentò una riparazione, aggiunge Pascoli in nota, ma non a
beneficio della poesia: “Non solo i poeti moderni, così assolutamente fissati
sull’amore e sulla donna, ma anche gli antichi poeti tragici e persino i poeti
corali immediatamente successi alla poesia epica, si diedero a colorire l’elemento
femminile ed erotico dei poemi omerici. E le donne designate e mentovate in
essi poemi , non bastarono, e se ne crearono di nuove. Ciò accrebbe l’interesse
drammatico del ciclo, ma segna in esso la diminuzione di essenza poetica. Così
Orlando innamorato e furioso per amore è più drammatico ma meno poetico di
Rolando nella «Canzone»”.
Indice – Le opere
di Machiavelli, messe all’Indice nel 1559, al decollo ufficiale dello stesso
Indice, erano state stampate tutte, compresa e”La Mandragola”, con il
privilegio del papa Clemente VII.
Nietzsche – Si identificava
in Gennaro, il santo. A lui dedicava il “motto”, una poesiola, “Motto zum
Sanktus Januarius” – poco conosciuto, ripreso da Ramondino-Müller, “Dadapolis”:
“Tu
che con l’asta fiammeggiante
Rompesti
il ghiaccio della mia anima,
che
ora rumoreggiando corre al mare
della
sua estrema speranza:
sempre
più chiara e più sana,
libera
nella più amorosa delle leggi,
celebra
quindi i tuoi miracoli,
bellissimo
Gennaro”.
Se
ne potrebbe argomentare l’omossessualità anche se latente. Che spiegherebbe i
grandi trasporti, per Wagner o Paul Rée, e la maldestrezza con le donne, cui solo
sapeva proporre il matrimonio.
Il
bellissimo Gennaro – non il santo, il guappo che gli sfila il portafoglio “durante
un trasporto amoroso” - è anche di Pasolini. E com’è possibile dire il bastone
pastorale del santo “asta fiammeggiante”?
Opera – Meglio
d’epoca, o aggiornata? Augias, già benemerito della lettura della musica nelle
concertazioni radio con Roman Vlad, ha ripreso il tema col “Rigoletto” di Gatti
e Michieletto nella stagione estiva all’opera dell’Opera di Roma, in difesa
della attualizzazione. Attirandosi il sostego dello stilista Bruno Piatelli
(Piattelli?), il rimprovero di Vittorio Emiliani, la riprovazione di Paolo
Flores d’Arcais, e l’ironia di Nicola Piovani – “lei non pensa che il
Perigordino”, il movimento coreutico di Verdi alla corte di Mantova, “(non) si
potrebbe sostituire con una la musica di una Lambada, o di una pop Dance”? Certo, “Il flauto magico” ridotto in trincea
di Kenneth Branagh, tra bombe e crolli, è puro pretesto. Ma “Rigoletto” post-lockdown, col distanziamento, al Circo
Massimo in qualche modo – in molti modi – ci stava.
Pound –
Lancia nel 1913 il “vorticismo”, movimento di rinnovamento della lingua e la
poesia inglesi. Come spiega in vari saggi, e come dice in “Blast”, la rivista
del movimento, che lanciò col pittore Wyndham Lewis, che sottotitolava “A
review of the Great English Vortex”, sulla traccia dichiarata del Futurismo e
in particolare di Boccioni, dell’arte come espressione di un “vortice di passioni”.
Ma più probabilmente, consciamente o no, come eco dell’acmeismo russo, fondato un anno prima da Achmatova,
Gumilëv, Mandel’štam e altri poeti russi come appunto “movimento di punta”, dal
greco akmé.
Pound
e Wyndham Lewis, i rinnovatori di programma dell’inglese letterario, erano non etnici:
Pound americano, Wyndham Lewis canadese.
Processioni – “Anche
la bande”, lamenta il maestro Muti con Anna Bandettini sul “Robinson” a proposito
delle quarantene da virus, “senza più feste patronali, sono senza lavoro”. Ma non lo erano già da tempo, le feste
patronali essendo state bandite dal politicamente corretto dei preti, impegnati
nel sociale, o ridotte a giaculatorie, senza nemmeno canto?
Romanzo – Può
essere “letale” per la democrazia, secondo gli studi specifici condotti a
Trento da Emanuele Castano – che ne riferisce sul “Corriere Salute” – e il Dipartimento
universitario di psicologia evoluzionista. I romanzi sono “letterari” o “di
genere” anche per la psicologia, per gli studi sui riflessi della lettura nella
psicologia. I primi sono problematici, spiega Castano, i secondi di svago, non
una novità. Ma c’è di più, spiega Castano: “Dal punto di vista della salute
mentale i romanzi letterari, chiamando in causa le credenze, gli schemi e le
certezze, possono aumentare la nostra ansia esistenziale. I romanzi di genere,
al contrario, sono rassicuranti. Per coloro che auspicano un modello di società
basato sui principi della libera democrazia, però, una dieta esclusiva di
romanzi popolari può essere letale”. Contribuiscono a ottundere, spiega lo studioso,
la capacità di analisi e la mentalità.
letterautore@antiit.eu
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