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Machiavelli&Co, o come l’Italia perse la guerra
Non un Machiavelli gay, come il
titolo suggerirebbe - che anzi Simonetta dice piuttosto “maschio alfa”. Semmai
degli amori clandestini del segretario fiorentino con una cantante, la novità
del libro, esclusa dal titolo. Ma Machiavelli c’entra poco, il racconto è di
ventitré personaggi di Firenze primo Cinquecento, che in qualche modo incrociano,
o non incrociano, Machiavelli, una sorta di spirito della città.
“23 personaggi in cerca di
Machiavelli”, spiega l’autore in premessa, “compaiono in diversi capitoli, ma
da diversi punti di vista, come in certi
romanzi in soggettiva prismatica”. Ventitré “amici, nemici, falsi amici,
cortigiani, colleghi e finanche un’amante”, per “un ritratto collettivo e ricco
di sfaccettature” dell’elusivo “messer Niccolò amaro” (Gadda). Ma il segretario
fiorentino ricorre più che altro come falso scopo, per allusioni alle opere e
alla vita – qui amara più che fortunata.
Di fatto una galleria
interessantissima. Di presenze anche marginali, semplici evocazioni, da Ariosto
a Francesco Ghidetti, ma per un contesto sorprendente. Una galleria di personaggi
anche formidabili, Francesco Guicciardini naturalmente, i tanti Strozzi, il Bibbiena,
i fratelli Vettori. Riesumati attraverso le lettere - Simonetta, autore già di
storie fortunate del Rinascimento, Montefeltro, i Medici (il lato oscuro dei
Medici), Caterina dei Medici, è curatore dell’edizione nazionale
dell’epistolario di Machiavelli. Con una lettura generale imperiale – filo Carlo
V - e anti-medicea. Fra i discendenti per così dire problematici del Magnifico e
i due papi Medici, Leone X e Clemente VII. Che si celebrano per la munificenza,
ma qui sono visti nella pochezza politica, nel nepotismo sfrenato, e nelle
spese illimitate fra soprusi di ogni genere. “In quella durissima lotta per la sopravvivenza”,
ripete Simonetta, “che chiamiamo con il nome edulcorato di «Rinascimento». Di
una politica medicea e fiorentina molto al di sotto dell’immagine: in città si
giustiziavano le persone per nessuna colpa, i due papi Medici furono letali per
l’Italia.
Un tentativo piuttosto di
immaginare Machiavelli in privato dalle lettere e le storie dei suoi amici e
corrispondenti più costanti. Ma un Machiavelli in ombra, se non nell’eterna ricerca di un po’ di fortuna,
della fortuna materiale, nelle alterne vicende dei Medici e della Repubblica. Dalle
quali esce più o meno sempre perdente, a differenza dei più dei suoi
corrispondenti, i Vettori per esempio, o gli Strozzi. Anche se si professa di
proposito “dissimulatore” – nella “celebre lettera” a Francesco Guicciardini
del 17 maggio 1521.
Un altro spaccato degli anni, i
primi decenni del ‘500, in cui l’Italia perdette ogni progetto politico di autonomia
sotto i colpi di Francia e Spagna. Molto machiavellismo era di questi amici,
era del tempo. Di Firenze, in lotta costante tra signoria e repubblica, del papato,
in lotta con l’imperatore. Nella sproporzione sempre delle forze, che la
divisione politica italiana accentuava – erano leghe sempre, controverse,
contestate, contro solide armate nazionali.
Marcello Simonetta, Tutti gli uomini di Machiavelli,
Rizzoli, pp. 250, ril. € 18
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