Mesto congedo di Camilleri
Una strenna Camilleri per gli affezionati. Una prima edizione speciale con le
due redazioni dell’“ultimo” Montalbano, del 2005, dallo scrittore
affettuosamente riservata a Elvira Sellerio, “la migliore amica”,
collazionata con una successiva, l’ultimissima, del 2016 (di questa l’editore
fa una pubblicazione a parte). Con una breve nota di Salvatore Silvano Nigro,
l’editor di Camilleri in casa
Sellerio, sulle variazioni tra i due testi, quasi tutte fonetiche – “un lavoro
da maestro lapicida, o miniaturista”.
La vicenda si risolve con
“mascherine bianche di quelle che portano medici e infermieri”, e con “guanti
di gomma”. Questo già nella prima versione, 2005. Ma nulla di profetico. Anche
se Montalbano si supera, quasi divinatorio. In contesa con il suo autore,
Camilleri, che lo importuna al telefono con critiche e suggerimenti. E affronta
un lungo, complicato, indovinello di filosofia con il vescovo..
Non il migliore Montalbano.
Camilleri mette insieme le sue due vene narrative, il racconto “di costumi”,
cioè di letto, e il giallo (il suo genere preferito era il romanzo storico, ma
si legge per questi due generi). Per un ordito più che altro arruffato, sia la
storia che i personaggi. “Riccardino” si ricorderà, oltre che per la simpatia
dell’autore a un anno dalla morte, per l’intromissione dell’Autore. Per la
quale i riferimenti pirandelliani naturalmente si sprecano. Mentre ha uno scopo
preciso: dire la sua sul rapporto dell’Autore col racconto cine-televisivo, e
con la critica.
I Montalbano sono due, anche se
quello scritto è inevitabilmente cannibalizzato da quello mediatico. Nulla di
scandaloso, precisa l’Autore, personaggi sdoppiati troviamo in Werfel, Jean
Paul, Maupassant, Poe, e in Raymond Roussel. Più precisa, e malinconica, la
contesa con la critica, amara benché il successo sia enorme, o per questo – la
ragione probabilmente perché Camilleri ha voluto che “Riccardino” fosse
pubblicato postumo. “Sono considerato uno scrittore di genere. Anzi, di genere
di consumo”, lamenta l’Autore. Che non controbatte, anche se insinua che sono
critiche invidiose: “Ma tu lo sai quanti, tra quelli che mi accusano di essere
un prodotto mediatico…vorrebbero disperatamente esserlo? Hai presente la storia
della volpe e l’uva?” Solo precisa: “Io semmai sono il risultato di un
passaparola tra i lettori”. Una cerimonia di addio, apprestata dallo stesso dipartente, che quindi commuove, a prescindere.
Andrea Camilleri, Riccardino. Seguito dalla prima stesura del
2005, Sellerio, pp. 276 + 286, ril. € 20
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