Rigoletto noir - distanziato
Carlo Fuortes, general manager
dell’Opera di Roma, ha dato un calcio alla quarantena col primo spettacolo
pubblico dopo quattro mesi di lockdown.
Un “Rigoletto” in una nuovissima edizione, diretta da Daniele Gatti, con
l’impronta caratterizzante del regista, Damiano Michieletto. Un “Rigoletto” noir, come il regista ha spiegato
ampiamente negli intervalli, e distanziato, ogni interprete lontano dagli altri. Con la corte di Mantova trasformata in banda
criminale, tra vecchie fuoriserie, per impedire assembramenti, specie del coro, pistole brandite, un palazzo ridotto a roulotte, Maddalena in guepière. E la musica in sottordine alla
scena, specie il canto: le arie sempre riconoscibili, di Iván Ayón Riva, duca di Mantova, e Roberto Frontali, Rigoletto, ma non inappuntabili, ognuno cantando praticamente per sé.
La “modernizzazione” non piace ai
musicofili, che però in questa occasione qualche ragione ce l’hanno: l’idea
sopravanza la musica. E il Circo Massimo, scelto per la distanziazione a preferenza della location tradizionale della stagione estiva dell’Opera
di Roma, le Terme di Caracalla, disperde il suono – è come al festival Puccini
a Torre del Lago, sentono solo le prime file.
Un grande spettacolo, comunque,
una scommessa riuscita. Con qualche limite, Micheletto si è prestato a fare da cavia, ma lo spettacolo può riprendere. Una ripresa onorata da un parterre d’eccezione, con tutte le
autorità istituzionali accanto al presidente Mattarella, in fondo Verdi è ancora Italia.
Giuseppe Verdi, Rigoletto, Teatro dell’Opera di Roma al
Circo Massimo
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