lunedì 31 agosto 2020

Appalti, fisco, abusi (181)

Il decreto agosto prolunga fino a gennaio la moratoria sui debiti bancari. Con un impatto sul sistema creditizio molto più vasto che in qualunque altro Paese europeo. È una buona ricetta? Non per il sistema bancario, e questo si sa – si sapeva dall’analogo errore compiuto dopo la crisi del 2008.
 
Quella italiana è la moratoria più elevata, oltre che più lunga, del credito bancario in Europa. Oltre quattro volte quella decisa in Spagna: mentre gli accantonamenti bancari in vista di eventuali perdite sono analoghi nei due paesi, attorno ai 3 miliardi nel secondo trimestre, i crediti congelati sono quattro volte tanto – quelli del precedente decreto, fino a tutto luglio, ammontavano a 260 miliardi (per circa due terzi, 169 miliardi, di piccole e medie imprese).

Le banche sembrano attrezzate a far fronte al momento della verità, quando la moratoria verrà a cessare. Ma il prolungamento della moratoria, e dunque del momento della verità, non è bene augurante, a giudicare dal post-2008. Prolungandosi la moratoria, s’ingrossa il nodo crediti deteriorati, che emerge tutto insieme invece che progressivamente, man mano con la ripresa dell’attività economica dopo il lockdown.
 
La Tari è raddoppiata – come minimo - dal 2007. Per il business della raccolta differenziata. Si spera a qualche fine. La raccolta differenziata, dovendo ogni sua parte, carta, vetro, umido, plastiche, produrre nuovi beni, dovrebbe costare di meno e non di più
 
È interminabile la fissa della Bce sul Monte dei Paschi. A ogni mossa dell’istituto senese per tornare in bonis impone condizione gravose e anche letali. Ora un altro, un quinto?, aumento di capitale – come se qualcuno fosse disposto a pagarlo. Mps era così corroso, o già fallito? Perché allora autorizzarne il rilancio a spese dei risparmiatori?
Gli aumenti di capitale farlocchi di Mps:
2011 per 2,15 miliardi
2014 per 5 miliardi
2015 per 3 miliardi
2016 per 5 miliardi (fallito).

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