Con Dante in paradiso
Un’assunzione radicale di Dante
da parte dell’animatore di “Tel Q uel”, la rivista cult degli anni 1960-1970, è questo libro-colloquio del 2000 con
Benoît Chantre, allora direttore letterario delle edizione Desclée de Brouwer,
specializzata in tematiche religiose. Che rielabora la “Commedia” in quattro capitoli, dalla porta dell’inferno
con Virgilio agli zaffiri luminosi del Paradiso.
Un “commedione”. Per Dante poeta
contemporaneo, come suole, ma per un motivo: la modernità ce lo nascondeva, l’era
planetaria in cui siamo entrati lo fa ritornare come albero maestro. In una
luce paradisiaca invece che infernale, come l’Ottocento e il primo Novecento lo
hanno voluto. Partendo dalla triplice
domanda: “Non si tratta di ripetere ma di domandarci se possiamo ancora capire
questa testimonianza radicale divenuta aperta. Non irriga egli, in modo diretto
o indiretto, tutta l’avventura occidentale fino a noi? In che, anche, Dante
ci precede?”.
Sollers parla molto, ma su un fatto semplice: Dante è bene il poeta del paradiso. Un testo che preludeva,
forse, a una crisi religiosa. Sollers ne volle fare dono personale al papa
Giovanni Paolo II, come se nel pontefice polacco vedesse la redenzione storica
e spirituale dai mali del secolo, del temibile Novecento. Ma in una prospettiva,
religiosa o laica che sia, di paradiso. Di possibilità della felicità.
“Dantesco” è l’aggettivo che
fotografa il Novecento, di conflitti, orrori, atrocità, solevate nel “rumore e
il furore di un’umanità spinta al suo colmo”. La “Commedia” non è divina, è
umana, anche “troppo umana”. Ma se la parola resta sinonimo di infernale,
l’inferno è solo la porta dell’aldilà, che si compone bene di un purgatorio e
un paradiso, due arcobaleni troppo facilmente trascurati, anzi dimenticati, se
non negati, da almeno due secoli, dal Settecento. Dante è bene “il primo
esploratore occidentale” a mettere piede
all’inferno. Ma è anche “il primo costruttore del purgatorio”, e “il solo
che si sia messo in presenza del paradiso”.
La rivisitazione di Dante s’interpola
di molte divagazioni. Sulla musica, Bach e Mozart. Sulla poesia, Hölderlin,
Rimbaud, Apollinaire. Sulla pittura, Picasso e Bacon, Matisse e Cézanne. Su
Heidegegr, Bataille, Simone Weil, Péguy, su Proust naturalmente, e su Giovanni
Paolo II, il papa della rinascita. La “Commedia” come una sorta di
pre-tribunale, una convocazione della storia prima del giudizio universale, al
tribunale della giustizia e dell’amore. Il Dante di Botticelli – uno che si è
rinchiuso per dieci anni, per realizzare le cento illustrazioni della “Commedia”.
Niente di pauroso, l’aria è sempre quella della resurrezione e la vita.
Philippe Sollers, La Divine Comédie, Folio, pp. 752 €
12,90
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