Cronache dell’altro mondo - 69
Il partito Repubblicano, il partito del
presidente Trump, è stato fondato nel 1854 a Ripon, nel Wisconsin, in opposizione
al Kansas Nebraska Act, cioè alla perpetuazione dello schiavismo, giacché lo
estendeva al di sopra del 36mo parallelo, violando il compromesso del Missouri
del 1820, che invece lo vietava al di sopra di quella latitudine.
La legge Kansas Nebraska creava i due nuovi
stati per farci passare la ferrovia a Ovest, verso la California.
Il partito Democratico ha cessato di essere
segregazionista solo nel 1964, dopo la morte del presidente Kennedy, quando il
suo successore Lyndon Johnson, ex governatore del Texas, firmò il Civil Rights
Act, alla presenza di Martin Luther King. Da allora, gli Stati del Sud votano repubblicano.
Il candidato Democratico alle
presidenziali di novembre, Joe Biden, ha scelto come vice Kamala Harris, che è
afro-americana e poliziotta pura e dura. Da procuratrice distrettuale a San
Francisco, e poi da procuratrice generale della California, è famosa per aver
difeso – col temporeggiamento, le omissioni, i rinvii – la polizia accusata di
abusi, e per il mancato riconoscimento, in alcuni casi celebri, dei diritti
dell’accusato per ingiuste condanne. La partita in America è tutta Law and
Order - a chi ce l’a più duro, direbbe
Bossi.
In realtà, Kamala Harris è indiana, di casta bramina, la più ricca, elevata, e comunque dominante in India. E con quel tanto che ha di afro, il padre giamaicano, è in lite: il padre la accusa di razzismo. Era in lite anche con Biden, cui fino a un paio di mesi fa si riferiva come a un vecchietto razzista.
Le
agenzie americane d’informazione , cioè le agenzie di spionaggio e
controspionaggio, non si applicano a prevenire attacchi ostili, ma ad
analizzare il “voto” delle potenze estere nelle elezioni nazionali. Lo hanno fatto
nel 2016, quando denunciarono la Russian connection,
provocando poi il Russiagate, il processo ai rapporti Trump-Putin, finito nel
nulla. Ora affermano che c’è chi sta per Trump (Russia) e chi per Biden (Cina).
Il direttore del National Counterintelligence and Security Center, Bill Emina, che
coordina le agenzie di spionaggio, si limita a registrare gli attacchi della
Russia a Biden e della Cina a Trump. Un notaio.
Curioso
per una democrazia, ma è quello che avviene in America. Dove peraltro le
agenzie di spionaggio sono sedici. Cioè, sono agenzie politiche, politicizzate,
pro o contro questo e quel politico americano. Lavorano, in regime (presuntamente)
elettivo, un po’ come l’ex Kgb in Russia, che ha avviato e controllato la
desovietizzazione del Paese, se ne è appropriata e tuttora si ritiene controlli
l’economia e il Paese.
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