Il pensiero postumo è su misura
Un saggio del 2009, ripreso
online, che riesamina il problema del Nietzsche postumo. In una con le “Considerazioni”
(i “Quaderni neri”?) lasciate da Heidegger. Due Naschlass differenti: il lascito di Nietzsche riordinato, di fatto scritto, da vari cultori della materia, quello di Haedegger lasciato
da lui bene ordinato in vista con disposizioni accurate per la pubblicazione
postuma.
Il lascito di Nietzsche, composto
di gran numero di frammenti, è importante per il volume “La Volontà di Potenza”.
Un’opera composita, per mano di numerosi specialisti, o gruppi di specialisti
che si sono succeduti, o perché allontanati-inseriti da Elisabeth Foster-Nietzsche,
la temibile sorella, negli anni successivi alla morte di Nietzsche, dal partito
Nazista negli anni 1930, da editori vari, scaduti i diritti, a partire dagli
anni 1970. O perché non più in sintonia col progetto. Che ha avuto almeno tre
edizioni diverse.
Nel 1935 anche Heidegger fu associato all’edizione dell’opera
postuma di Nietzsche, l’ennesimo tentativo. Avviato nel 1933 dal partito
Nazista, con una équipe dirette da Walter
Otto, che nel 1935 invitò Heidegger a farne parte – con Hans Heyse e Max Oehler,
due nazisti professi, filosofo il primo e uomo di mano nazista nelle università,
cugino di Elisabeth e segretario dell’archivio Nietzsche il secondo.
La riedizione non fu fatta. Ma
Heidegger poté osservare da vicino, nota Babich, come si tratta un Nachlass - non rassicurante? Né si conosce il contributo di Heidegger.
Ma è questo anche il tempo in cui avvia le sue riflessioni e il corso su
Nietzsche. Del quale, a proposito dell’opera postuma, sostiene sia che non si può
conoscere Nietzsche senza il Nachlass,
sia che giudicare o analizzare Nietzsche dalla raccolta “La volontà di potenza”
è fuorviante. Una via probabilmente obliqua, molto heideggeriana, di dire che
il trattamento di Nietzsche sulla linea Elisabeth-Hitler era fuorviante, in
chiave cioè nazionalistica.
Un saggio che propone però, indirettamente,
un altro motivo di incertezza: le querelles
tra studiosi. Ognuno ritenendosi più nietzscheano degli altri, più aderente al
modello, più veritiero, eccetera. Una quarta, o quinta, edizione della “Volontà
di potenza”, quella di Colli e Montanari, Babich per esempio liquida in fretta
come “ritenuta inadeguata dagli specialisti”, e il dubbio che si tratti di una
critica concorrenziale è ingualcibile.
Su Heidegger, che invece ha predisposto
l’eredità, il ragionamento è differente. Babich intende probabilmente riferirsi
ai “Quaderni neri”, anche se il suo scritto risulta del 2009, e non si sa se
rivisto. Fa riferimento infatti a generiche “Considérations”, che altro non possono
essere se non le “Riflessioni” e Annotazioni”
, Überlegungen e Anmerkungen, che prendono 23 dei “Quaderni neri”, o l’insieme
di essi, i restanti dieci avendo titoli analoghi, “cenni”, “questioni provvisorie”
– come a dire: quaderni composti distrattamente, non rivisti, all’umore del momento,
non serialmente. Di questi quaderni Heidegger ha disposto la pubblicazione al
completamento dell’Edizione completa di tutte le opere. Probabilmente considerandoli
poco rilevanti, se non per gli studiosi: non per il suo pensiero ma per la probabile,
anzi certa, ermeneutica heideggeriana. E infatti: la pubblicazione dei
quaderni, anticipata perché l’opera omnia va per le lunghe, troppo costosa, si
è rivelata un succès de scandale niente
male. Mentre con Nietzsche il problema rimane aperto: si può dire ci sia un
Nietzsche per ciascuno dei suoi ermeneuti, Babich compresa.
Babich, poligrafa americana che
ha studiato in Germania, a Lovanio e a Tours (università Rabelais), allieva di
Gadamer, collaboratrice di Taubes e Feyerabend, ha fondato nel 1996 e continua
a pubblicare un “New Nietzsche Studies” – sulla traccia, dice, del “The New
Nietzsche”, un collazione di saggi pubblicata nel 1984 da David Blair Aallison.
Babette Babich, Le sort du Nachlass: le problème de l’oeuvre
posthume, Academia.edu, online
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