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Il futuro è amaro ai giovani
Il racconto di un’immagine, “la
donna in cammino tra malinconici prati fioriti”. I prati fioriti non si
direbbero malinconici ma la giovane vita della giovane donna, dal primo mestruo
agli abbandoni, tra lavori e fidanzati diversi, è segnata. In una città (Vienna) datata (fine della grande guerra) ma senza tempo. Alla promessa di matrimonio
arrivando quando è “spenta la dolce musica dell’ignoto”, l’uomo, il maschio, scoprendosi
al meglio “bestia umile e grata”. Un racconto di formazione come una pratica di
iniziazione, al peggio: il futuro fa male all’innocente adolescente.
Un primo romanzo – il primo
probabilmente, 1925, “Fuga senza fine” verrà due anni dopo. Ma non incerto,
anzi “di scrittura”. E già con un senso forte, preciso, della religione del Dio
risorto, di cui Roth, ebreo di nascita, è il lettore più coinvolto del
Novecento, delle architetture e le devozioni, la preghiera, i santi - più dei
cattolici professi Bernanos e Mauriac. Per una sorta di romanzo di formazione
al contrario: la ragazza sboccia perdendo il mondo con cui è cresciuta e che la
protegge. Che si può leggere anche come un’allegoria personale, una sorta di
autoritratto: del giovane galiziano, cresciuto cosmopolita, che la guerra
rigetta estraneo tra gli estranei, non tedesco a Vienna, non viennese in Germania, eccetera, con in più la
condizione nuova di ebreo. Una sorta di allegoria, di vita a specchio, della
società galiziana cosmopolita dissolta, dell’apolidia, benché di lingua e di
sentimenti patriottici - lo specchio cieco.
Ma è un lettura ex post, da storia
delle intenzioni rimosse, sicuramente non programmatica. Il racconto è di
tessitura lieve, la giovane Fini delicata, la scrittura ricercata. Un
autoritratto di genere rovesciato è più possibile nel generico, sulle aspettative
e le età della vita. “Un tempo”, questa la sintesi a un certo punto (p. 117)
che l’autore e il personaggio fanno, “come era in ansia il nostro cuore
pulsante, la strada che percorrevamo era piena di segreti, le avventure ci tendevano
imboscate a ogni svolta di ogni angolo di strada! Ora la nostra aspettativa è
estinta, sui nostri pensieri un silenzio sconfinato, un paesaggio senza colline
a nascondere le lontananze, conosciamo tutto, l’inizio e la fine, la pochezza
dell’uomo, e l’amaro futuro davanti a noi”.
Ritradotto e presentato da
Ginevra Quadrio Curzio, col testo originale a fronte – il racconto, tradotto
da Beatrice Donier, era già edito nella collana Racconti d’autore, la serie settimanale
ricchissima del “Sole 24 Ore” nel 2015-2016.
Joseph Roth, Lo specchio cieco, La Vita Felice, pp.
142 € 10,50
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