sabato 22 agosto 2020

Il vuoto e il divino in me

“Atomi e vuoto e il divino in me” è l’epigrafe, Democrito e san Giovanni uniti nella lotta. I due scritti del volumetto furono pubblicati nel 1939, come a concludere la vita, oltre che l’attività pubblica, del filosofo, già da anni precluso dall’insegnamento (provvisoriamente sospeso nel 1927, arrestato nel 1930, con la moglie, nel 1934 radiato dall’università dove insegnava, a Genova: già socialista, e per questo in esilio in Svizzera per dieci anni, si era avvicinato a uomini e idee del fascismo, ma ne fu presto deluso) – morirà due anni dopo. Ma si rileggono come la sintesi migliore del suo pensiero, insieme con “La filosofia dell’assurdo”. 
Una difesa, e quindi un’esposizione autentica, del proprio pensiero, più che una riflessione autonoma. Rensi rifà il suo percorso intellettuale, e attua una “decostruzione”, si potrebbe dire, anticipata del castello intellettuale dominante – idealistico, risolutivo. Dei concetti che si tende ad assolutizzare: verità, bellezza, bene, male, giustizia, ragione. E delle dialettiche sociali assolutorie: collettività\individuo, maggioranza\minoranza, normalità\pazzia. 
Giuseppe Rensi, Autobiografia (intellettuale) e testamento (famigliare), Mimesis, pp. 54 € 6

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