Italia indifendibile
Sosteneva
qualche decennio fa, poco prima della caduta di Mosca, il generale Cappuzzo
arguto, che era stato Capo di Stato Maggiore dell’Esercito ed era diventato senatore
beato, goriziano eletto ad Alcamo, sotto la provvida ala democristiana di
Calogero Mannino, che i russi arrivavano in un’ora e mezza a Bologna, il tempo
di farsi l’autostrada con i carri armati. Come a dire che la Difesa era
inutile? Non proprio, ma nella sostanza sì.
L’ex
ministro della Difesa Taviani, si sa ora, sosteneva negli anni 1950 e 1960 che
la sola difesa possibile era … in Calabria. Approssimativamente, è da
immaginare, Taviani non lo dice, non nelle carte desecretate finora, tra Lamezia e Catanzaro. Non c’era da pensare nemmeno alla Linea Gotica - chissà perché si
chiama Linea Gotica la difesa naturale, ad arco, degli Appennini sotto la
Pianura Padana, tra la Romagna e le Apuane, forse perché così la chiamavano i
tedeschi di fronte all’avanzata Alleata. Niente, Taviani, reputato uno dei migliori, se non altro perché non rubava, si pensava salvo, forse, solo in Calabria, l’ultimo pezzo
della Calabria. Una fuga senza fine.
Non
sono aneddoti, è la maniera d’intendere la politica estera e della difesa:
affidiamoci al più forte, che stiamo lì a elucubrare. Non della Seconda o Terza
Repubblica, della primissima.
C’è
scandalo che gli Esteri siano finiti a Di Maio, totale incompetente otre che
ignorante. Ma perché, prima che cos’erano?
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