J. Roth a Berlino col mal di vivere
“Sono importanti soltanto le
inezie della vita”. Uno sguardo pensieroso, filosofico sulla città. Distaccato
dalla “turbolenza urbana e dalla grande tragedia del mondo”.
La raccolta si apre così, di una
decina di articoli per giornali berlinesi negli anni 1920, ma è una sorta di memoria
della capitale tedesca in quegli anni. Malinconica, come immiserita, e scortese
anche, senza la disinvoltura e l’esprit che Berlino vanta. Una città di pietra di
cui il grande urbanista Werner Hagemann ha fatto al diagnosi - di cui Roth
riferisce ammirato, senza però dirne il succo (se non che ridicolizza Federico
II di Prussia, “il Grande”). A tratti un’altra Germania: “In Germania la
competenza è solita esprimersi attraverso il balbettio informe del
dilettantismo letterario. L’erudizione non ha carattere”, in Germania?, “il sapere
farfuglia come se fosse ignoranza e all’obiettività manca un’opinione propria”.
Testi ineguali. Quello del
titolo, “Notti nelle bettole”, 1921, è una rassegna dei locali notturni –
bionde e birra – rassegnata, bozzettistica. Roth c’è e non c’è, gli articoli si
direbbero alimentari. Se non per un anticipo del mal di vivere.
Joseph Roth, Le bettole di Berlino, Garzanti, pp. 89 € 4,90
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