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La Fed di Trump rivoluziona la politica monetaria – si baserà sul lavoro
Non è più l’inflazione, è la disoccupazione il
criterio base della politica monetaria. La Federal Reserve
americana ha introdotto una novità che potrebbe fare testo, anche in Europa,
dove la Bce resta arroccata sul vecchio fondamento dell’inflazione al di
sotto del 2 per cento – quando Draghi, l’ex presidente, ha dovuto faticare per
anni per stimolate la domanda e portare l’inflazione al 2 per cento, per prevenire
la deflazione, quando il problema è la deflazione, se non, come ora, la
recessione.
Una rivoluzione monetaria e anche sociale,
seppure da destra. Nei tardi anni Settanta Eugenio Scalfari, neofita del Pci,
rimproverava il Partito da “la Repubblica”, dopo il dissennato accordo dei
sindacati con la Confindustria di Gianni Agnelli per il punto unico di
contingenza: “Dovete imparare che esiste il tasso di sconto”. Oggi è la Federal Reserve trumpiana che
esibisce a Wall Street le esigenze sindacali.
Una Fed “trumpiana” in questo caso per dire poco
dogmatica, non ortodossa. Ma non
avventata: la Fed deciderà l’andamento dei tassi valutando “le carenze
occupazionali del mercato del lavoro rispetto al suo livello massimo” – invece
che “le deviazioni dal suo livello massimo”. Scontando che in questa fase la
disoccupazione “sarà alta per un paio d’anni”. Concludendo: “L’economia è in
continua evoluzione e, per raggiungere i suoi obiettivi, la Federal Reserve deve
adattarsi alle nuove sfide”.
Nulla di questo a Francoforte – per ora. Dove
pure la banca centrale europea è gestita da banchieri popolari e socialisti.
Vige l’ortodossia germanica, che unicamente ha in mente l’inflazione, anche in
fasi come ora di depressione. Ma l’iniziativa della Fed imporrà, benché
trumpiana, un adeguamento anche alla Bce.
Un primo effetto dell’annuncio americano,
effettuato in pompa, a un convegno online dei banchieri centrali di tutto il
mondo, è stato di rafforzare ulteriormente l’euro nei confronti del dollaro. Un
cambio già troppo alto, sfavorevole alle esportazioni europee. E la disoccupazione
in Europa è elevata, molto più che negli Usa. Lo era prima del coronavirus, e lo
è ora con le prime riaperture.
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