sabato 29 agosto 2020

La Fed di Trump rivoluziona la politica monetaria – si baserà sul lavoro

Non è più l’inflazione, è la disoccupazione il criterio base della politica monetaria. La Federal Reserve americana ha introdotto una novità che potrebbe fare testo, anche in Europa, dove la Bce resta  arroccata sul vecchio fondamento dell’inflazione al di sotto del 2 per cento – quando Draghi, l’ex presidente, ha dovuto faticare per anni per stimolate la domanda e portare l’inflazione al 2 per cento, per prevenire la deflazione, quando il problema è la deflazione, se non, come ora, la recessione.
Una rivoluzione monetaria e anche sociale, seppure da destra. Nei tardi anni Settanta Eugenio Scalfari, neofita del Pci, rimproverava il Partito da “la Repubblica”, dopo il dissennato accordo dei sindacati con la Confindustria di Gianni Agnelli per il punto unico di contingenza: “Dovete imparare che esiste il tasso di sconto”.  Oggi è la Federal Reserve trumpiana che esibisce a Wall Street le esigenze sindacali.
Una Fed “trumpiana” in questo caso per dire poco dogmatica, non ortodossa. Ma non  avventata: la Fed deciderà l’andamento dei tassi valutando “le carenze occupazionali del mercato del lavoro rispetto al suo livello massimo” – invece che “le deviazioni dal suo livello massimo”. Scontando che in questa fase la disoccupazione “sarà alta per un paio d’anni”. Concludendo: “L’economia è in continua evoluzione e, per raggiungere i suoi obiettivi, la Federal Reserve deve adattarsi alle nuove sfide”.
Nulla di questo a Francoforte – per ora. Dove pure la banca centrale europea è gestita da banchieri popolari e socialisti. Vige l’ortodossia germanica, che unicamente ha in mente l’inflazione, anche in fasi come ora di depressione. Ma l’iniziativa della Fed imporrà, benché trumpiana, un adeguamento anche alla Bce.
Un primo effetto dell’annuncio americano, effettuato in pompa, a un convegno online dei banchieri centrali di tutto il mondo, è stato di rafforzare ulteriormente l’euro nei confronti del dollaro. Un cambio già troppo alto, sfavorevole alle esportazioni europee. E la disoccupazione in Europa è elevata, molto più che negli Usa. Lo era prima del coronavirus, e lo è ora con le prime riaperture.  

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