sabato 8 agosto 2020

La politica mediterranea (se) la fa Macron

Per decenni si è discusso a Bruxelles di una politica mediterranea della Ue. Fino ai primi anni 1990,  alla presidenza della Commissione di Jacques Delors. Difficile, poiché a mezza Europa non interessava, giusto all’Italia e alla Francia – la Spagna allora non contava. Poi abbandonata - poi venne l’allargamento all’Est, poi venne il niente, la difficile sopravvivenza. Proprio mentre il Mediterraneo si allargava in Europa, dilagava, con le primavere arabe, con i terrorismi islamici, con l’immigrazione incontrollata, e con le guerre civili libica e siriana. Nonché alla grande politica, anche a questi eventi subiti la risposta europea è rimasta scoordinata e debole, per manifesti segni di scarso interesse della Germania, e dei paesi che la Germania fa pesare. Riducendosi in Siria a isolate manifestazioni d’interesse della Francia, mentre l’Italia faceva finta di non essere in Libia, né altrove – Grecia? Turchia? Libano? Cipro? Egitto? Giusto qualche stretta di mano a Tunisi, che non conta.
Con la discesa a Beirut, ma già prima col tentativo di disinnescare la guerra in Libia, il presidente  francese Macron mostra di voler riprendere una politica europea per il Mediterraneo: il Libano va aiutato, per un cospicuo numero di ragioni, tutte buone, e questo non può essere il compito della sola Francia: stabilizzare la frontiera Nord di Israele, evitare l’Iran nucleare nel Mediterraneo orientale, proteggere la minoranza cristiana. I precedenti dicono che Macron fallirà: accoreranno tutti al vertice improvvisato che ha chiamato, ma non decideranno, il Libano non è all’orizzonte della Germania, di Angela Merkel. Questa volta potrebbe essere peggio perché anche l’Italia è assente - assente di fatto, per le foto Conte non se ne perde una. Macron ha però aperto una prospettiva a una politica francese per il Mediterraneo, malgrado gli impegni - le chiacchiere - sul multilateralismo. Apparentemente a Beirut non ha portato nulla e non ha ottenuto nulla, ma rimarra una iconsa per un generazione di libanesi.

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