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L’altra Sicilia, o l’Ottamerone di Camilleri
Prosegue la serie dei racconti
umoristici di Camilleri con cui il quotidiano rilancia le vendite, a quanto pare,
nel week-end – quello che non fanno i giornalisti fa Camilleri? Il primo da
“Gran Circo Taddei”, il secondo da “La regina di Pomerania”, le raccolte di
racconti con cui Camilleri nel 2011-2012 si prese una pausa da Montalbano. Col
piglio veloce della serializzazione da feuilleton,
e sempre per qualche verso gradevoli. Anche dove, come in questi racconti, non
è più questione di attrazioni fatali, le famose “corna” siciliane – ci sono, ma
sono in subordine.
Gradevole anche “I
duellanti”, che non è più un aneddoto di paese sfizioso ma, ripetitivo, una
parodia dell’Italia di Mussolini - della “guerra di Mussolini” addirittura: un’Italia
che non sa di nulla, si accapiglia per un gelato. L’altro è l’aneddoto della “seconda
canna”: quando la moglie non resta incinta, c’è la possibilità che il seme non
sia fertile, e allora si tenta con la seconda canna del fucile, con un altro uomo – dal vivo
naturalmente, allora la congelazione essendo di là da venire.
L’occupazione del circolo borghese
di paese, il circolo degli sfaticati, imbastire “farfanterie”, Camilleri porta a
arte gradevole. Una sorta di “Decamerone” svelto configurando – un “Ottamerone”,
doppio, otto racconti per raccolta – di Vigata. In siciliano o quel che è la
parlata di Camilleri (lui dice “vigátese”, sdrucciola, strano parossitonismo).
Anche se non c’è la peste – c’è il fascismo. Che nulla ha a che vedere con l’originale,
ma per il piacere di narrare sì. Controcorrente: come quella di Montalbano non
è “la” Sicilia, obbligatoriamente di mafia, così il siciliano di questi
racconti non è più quello delle cartoline brancatiane di comodo, “l’ingravidabalconi”,
fa la cosa senza nemmeno pensarci, lui e lei altrettanto golosi.
Andrea Camilleri, La fine della missione
I duellanti, “la Repubblica”, gratuitamente col quotidiano
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