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giovedì 20 agosto 2020

Letture - 430

letterautore

Dante – Un “sintetizzatore d’assoluto” e un “musicista del pensiero” lo vuole Sollers. Nonché un profeta di paradiso.
Sollers è figura di spicco fra gli ultimi celebranti, apparentemente incongruo ma determinato e specifico, lo scrittore animatore di “Tel Quel”, la rivista attiva negli anni 19760-1970. In un romanzo e in libro-intervista che bizzarramente non si traducono. Sulla linea sempre del Dante contemporaneo, dice lui stesso presentando il libro-intervista, ma in un senso diverso: “Non si tratta di ripetere ma di domandarci se possiamo ancora capire questa testimonianza radicale divenuta aperta? In che cosa irriga egli, in modo diretto o indiretto, tutta l’avventura occidentale fino a noi? In che cosa, anche, Dante ci precede?”.
Non è una novità per Sollers, che già nel 1965 aveva scritto un lungo saggio, “Dante e la traversata della scrittura” – anche questo non tradotto. Di un testo e un autore che ci hanno fatto, fanno quello che noi siamo.
Dodici anni fa, nel romanzo “Les Voyageurs du temps” il narratore si ritrova nella chiesa di san Tommaso d’Aquino, a Parigi, nel settimo arrondissement, un ambiente triste e trascurato. Ha allora l’idea barocca di far comparire san Tommaso come lo ha conosciuto nel “Paradiso” della “Divina Commedia”. E con questo Tommaso fa invece un viaggio verso la felicità.
In un’intervista con il “Nouvel Observateur” all’uscita del romanzo Sollers dice Dante “musicista del pensiero”. Trovando allora, fine dicembre 2009, che “il 14 aprile 1300, d’improvviso, è più prossimo a noi che la confusione mondializzata dell’inizio del XXImo secolo. All’indomani di tante catastrofi, la felicità del paradiso è un’idea  nuova sul pianeta”.
Lui stesso per se stesso aveva voluto intitolata “La divine Comédie” una lunga serie di colloqui con Benoît Chantre in cui sostiene la lettura alla prima persona del presente di un Dante paradisiaco invece che infernale. L’inferno, dice Sollers, è qui e ora, “non lasciamoci sottrarre in suo nome l’attualità di uno dei più grandi poemi sacri”.
Dante è per Sollers la creatività del poeta, l’incarnazione della divinità nel poeta: “La necessità di uscire dal finito, di bucare il momento in cui sono. C’è bisogno per questo di sintetizzatori d’assoluto, e questo potrebbe essere Dante”. Sollers soprattutto s’identifica in Dante che crede al paradiso: nel Dio solo ed eterno che muove i cieli senza essere mosso, con amore e desiderio. Aiutandosi con Hölderlin: “Là dove cresce il pericolo, cresce anche ciò che salva”. A condizione di essere, di non negarsi, di dire “io”, come quando si accetta il  battesimo.
L’incontro con Dante raccomanda come incontro con i poeti, i musicisti, i pittori. E con l’indovino Aronta, condannato a guardare dietro di sé – con più ragioni dell’angelo della storia di Benjamin, va aggiunto – Aronta, “che fa seno delle spalle perché ha volto guardare troppo avanti…preso nel soffio d’un vento molto antico, i cui fremiti perdurerebbero per l’eternità”.
 
Conan Doyle – Fu autore di racconti fantastici e storici, nonché di saggi spiritistici, in chiave positivista, forse più numerosi, per ogni categoria e genere, dei racconti di Sherlock Holmes per cui è famoso. Lo spiritismo sicuramente lo ha impegnato per un lungo tratto della sua vita, dal 1884 alla morte, nel 1930 – il ciclo Sherlock Holmes si apre nel 1886 con “Uno studio in rosso” e dura fino al 1915, forte di quattro romanzi , 59 racconti e tre commedie. I libri che scrisse sono una quarantina (la storia della prima guerra mondiale in sei volumi), e le commedie una dozzina.  
 
Germanisti – Ci sono anglisti, americanisti, slavisti, francesisti, ispanisti, ma non così influenti, “autorevoli”, sul piano letterario e culturale insieme, cioè politico, come i germanisti. Pur rappresentando essi, in chiave europea, un mondo che all’Europa politica ha dato poco. Forse solo lo Stato sociale di Bismarck – niente al confronto delle distruzioni. Non il Sacro Romano Impero, all’infuori di Carlo Magno, franco più che sassone, e di Federico II, una meteora. Niente gli Asburgo - Carlo V compreso, incredibile animatore di distruzioni, nelle Fiandre, in Italia, nella comunità religiosa europea, senza un solo palazzo, una chiesa, un pittore o un quadro per il quale lo si ricordi. La Mitteleuropa dell’ultimo Asburgo, Francesco Giuseppe, fu crogiolo di più danni che benefici – Austria Felix ma non per gli ungheresi, gli italiani, gli slavi, gli stessi ebrei che pure la magnificano.
 
Romanzo-realtà – “La scienza del cuore mano che sarà il frutto della nuova arte”, svilupperà talmente e così generalmente tute le risorse dell’immaginazione, che nell’avvenire i soli romanzi che si scriveranno saranno i fatti diversi” – Giovanni Verga, lettera a Salvatore Farina, uno dei fondatori del “Corriere della sera”, pubblicata nel 1880. Un circolo vizioso dall’introspezione alla cronaca? Fatti diversi, francesismo per cronaca, indica che Verga rifletteva su qualche scrittura-scrittore francese post-Flaubert, zoliano.
 
Speranza – Ritorna col romanzo spagnolo di Malraux, ritradotto. Fu al centro del programma e delle memorie di De GaUlle. E dell’“Educazione europea” di Romain Gary, il primo romanzo della Resistenza, nella seconda guerra mondiale. Ma non c’è una guerra in atto, una sconfitta, a cui bisogna resistere. O sì?
  
Toscano – Tra Fucini e Tozzi, due toscani, nella parlata pisana e in quella senese, tenne il posto nell’Italia di Fine Secolo del napoletano e il siciliano oggi. Un toscano che suona di maniera o artefatto e invece è – era – di uso comune, anche quello di Fucini. Come il napoletano e il siciliano oggi. Una falsa parlata toscana, sosteneva contrariato Cassola: il “toscanismo degli stenterelli” che irritava Carducci, che Renato Fucini avrebbe fissato ne “Le veglie di Neri”, e di cui Papini e Malaparte, e anche il primo Palazzeschi, si fecero poi bandiera. Un toscanismo che però, nota Cassola (introduzione a R.Fucini, “Le veglie di Neri”), “l’aveva inventato un non toscano, Manzoni”.
O quel toscanismo suona falso, suonava falso già a Cassola, mezzo secolo fa, perché i dialettismi hanno corta durata?

letterautore@antiit.eu

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